mercoledì 30 giugno 2010

DE-OX® SAFE Analizzatore di Monossido di carbonio di Fabrizio Pirrello

L’analizzatore personale di Ossido di Carbonio (CO) DE-OX®SAFE consente di analizzare il contenuto di CO nelle miscele respiratorie (anche aria) prima di effettuare un’immersione o per analisi in continua durante la ricarica.


L’Ossido di Carbonio è un gas molto tossico, inodore ed incolore che può provenire da scarichi di motori a scoppio o svilupparsi in fase di ricarica delle bombole per filtri inefficienti. Se respirato in superficie o in immersione, si combina con l’emoglobina del sangue rallentando il trasporto dell’ossigeno nell’organismo. L’intossicazione da CO è estremamente pericolosa, richiede un pronto intervento medico e può essere letale.

DE-OX®SAFE rende sicura qualunque immersione anche con aria. E’ semplice da utilizzare consentendo di verificare personalmente la presenza di questo pericoloso ed insidioso gas prima di respirare da una fonte di miscela. Indispensabile ai centri subacquei per verificare il corretto funzionamento dei filtri ed il posizionamento della presa d’aria del compressore ed al subacqueo durante i suoi viaggi.

DE-OX®SAFE utilizza un sensore di CO elettrochimico di ultima generazione che non necessità di calibrazioni periodiche e facilmente sostituibile una volta esaurito. E’ completamente digitale e per maggior sicurezza è dotato di allarmi visivi e sonori se la presenza di CO supera i valori impostati. E’ in grado di apprezzare 15 ppm (parti per milione) in accordo con la norma EN 12021.

Caratteristiche principali:

· Indicazione della presenza di CO nella miscela in analisi.

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Campo misura 0-300 ppm di CO.

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Autosetting dell'analizzatore e del sensore.

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Sensore elettrochimico senza necessità di calibrazione.

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Due allarmi sonori e visivi impostabili dall’utente.

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Uscita analogica.

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Display numerico di 50x35mm.

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Indicazione di batteria scarica.

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Alimentazione con batteria 9 V transistor standard facilmente reperibile e sostituibile.

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Connessione diretta a qualunque rubinetteria con adattatore in gomma.

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Custodia morbida di protezione e trasporto.

· Dimensioni: max 7,5x4,2 cm Peso 250 grammi


US NAVY : dalle tabelle al computer da immersione a cura di Fabrizio Pirrello

E’ trascorso più di un quarto di secolo da quando, nel lontano 1970, i Navy SEAL's, l'unità subacquea della US NAVY, introdussero due innovazioni nelle immersioni militari: l’autorespiratore a circuito chiuso completamente controllato da computer e il Dry Deck Shelter, una sorta di garage subacqueo applicato sul ponte dei sommergibili nucleari per ospitare un veicolo subacqueo SDV (SEAL delivery vehicle), impiegato per operazioni subacquee estremamente lunghe che obbligavano i SEAL’s a lunghissime decompressioni. Il rebreather consentiva il mantenimento della PO2 costante a 0,7 ATA indipendentemente dalla profondità ed aveva esteso enormemente le possibilità d’intervento subacqueo dei SEAL’s incrementando i tempi di permanenza in immersione. L'uso di mezzi di trasporto a medio raggio estendeva ulteriormente le possibilità operative dei SEAL’s. Ma l’estensione dei limiti operativi comportava lunghissime soste di decompressione.

Le soste venivano calcolate attraverso le Standard Navy Air Decompression Tables.

Nel 1978 la Navy Experimental Diving Unit (NEDU) comincia le sperimentazioni per la realizzazione di un computer da decompressione specifico per la US Navy. Obiettivo: costruire un algoritmo quanto più aderente possibile alle cognizioni dell’epoca in materia di teoria cinetica dei gas ed alle reali condizioni d’impiego. Ultimato l’algoritmo iniziarono le sperimentazioni per verificare che lo stesso fosse sicuro. Uno dei primi verificatori delle tabelle decompressive (con PO2 costante) fu il Cap. Ed Thalmann, Senior Medical Officer del NEDU. Dal 1981, CAPT Thalmann supervisionò centinaia di sperimentazioni che condussero allo sviluppo delle tabelle. Terminato lo sviluppo di queste e ricevuta l’approvazione della US Navy, il modello matematico era pronto per essere trasferito in un computer da immersione.

Molti dei prototipi costruiti nei laboratori della US Navy si dimostrarono non affidabili e si giunse alla conclusione che occorreva commissionare all’esterno il computer con il modello elaborato dalla US Navy.



In quel periodo i SEAL’s avanzarono ulteriori richieste: l’algoritmo doveva considerare anche l’impiego di miscele respiratorie diverse nella medesima immersione.



Il CAPT Thalmann ed i suoi colleghi al NEDU iniziarono quindi gli studi per adattare le tabelle US Navy Standard per Aria all’uso di miscele Nitrox. Le ricerche del CAPT Thalmann continuarono presso il Naval Medical Research Institute (NMRI). Il NMRI sviluppò un modello secondo un nuovo approccio definito “probabilistic model”. Dall’approccio Haldaniano del CAPT Thalmann si passava al modello probabilistico del NMRI. Bisognava individuare e ridurre la percentuale di rischio accettabile.

Tuttavia il nuovo approccio dimostrò che gli incidenti aumentavano se le condizioni dell’immersione si discostavano molto dallo standard. Nel 1990 gli studi del Decompression Computer per la US Navy furono condotti dal Naval Special Warfare Biomedical Research Program. Solo nel 1993 gli studi e le sperimentazioni produssero risultati accettabili, ma le nuove tabelle mostravano limiti anche più conservativi rispetto alle tabelle ad aria della US Navy per raggiungere quel risultato, mentre i SEAL’s avevano richiesto un algoritmo che consentisse loro decompressioni più brevi e non più lunghe...

Gli studi sembrarono aver raggiunto una impasse e subirono una lunga battuta d’arresto nei risultati.



Le ricerche comunque proseguirono sul modello del CAPT Thalmann, già impiegato per generare le tabelle per il mixed-gas rebreather impiegato dalla US Navy.

Il modello calcolava la decompressione ad aria e per PO2 costante di 0,7 ATA in una miscela nitrox. Le tabelle generate da questo modello erano in qualche caso più conservative delle US Navy Standard, ma per immersioni più profonde fornivano tempi di non decompressione più ampi. La US Navy stabilì che il modello decompressivo definitivo su cui basarsi era proprio quello di Thalmann (chiamato VVAL18).



Fu aperta una gara d’appalto per la costruzione del computer in cui introdurre l’algoritmo prescelto e questa fu vinta dalla Cochran Consulting Company, il cui prodotto fu il Cochran Commander.

La prima macchina arrivò al NEDU per i collaudi nel 1996. I test del NEDU, guidati dal CAPT Dave Southerland, rivelarono alcuni errori che furono corretti e nel Gennaio 1998 il NEDU dichiarò il Cochran NAVY pronto per i test sul campo nell’ambito dei SDV teams.

Ulteriori migliorie furono apportate ai computer per meglio rispondere alle esigenze operative dei SEAL’s (per impiego di aria o nitrox e con rebreather).

Il 20 Octobre 2000, il NEDU sostenne l’approvazione del Cochran Navy per l’inserimento nell’equipaggiamento standard dei SEAL’s. Un anno dopo il Supervisor of Diving and Salvage for the U.S. Navy autorizzò l’impiego del computer da parte delle unità SEAL’s.

La prima immersione operativa militare con il Commander Navy risale a 31 Gennaio 2001 nelle acque di Barber’s Point (Hawaii). Sebbene il Cochran NAVY sia il computer da decompressione con l’algoritmo più aggressivo nelle immersioni che non richiedono tappe di decompressione, la sicurezza dell’operatore è sempre al primo posto. Prima di tutto il computer parte dal presupposto che il sommozzatore respiri una miscela con il contenuto più alto possibile di N2 in relazione alla profondità d’impiego; ciò non avviene nella maggior parte dei casi proprio in funzione dell’adozione di miscele e apparati di respirazione più efficienti. In secondo luogo, i SEAL’s effettuano immersioni di gruppo, ed il profilo di decompressione seguito è sempre il più penalizzante visualizzato da ogni componente il team. Le procedure d’immersione seguite sono ovviamente mirate a garantire la massima sicurezza d’impiego.

Il Cochran NAVY non prevedeva l’impiego di miscele trimix o heliox. I NAVY SEALs avanzarono la richiesta di un algoritmo che tenesse conto della possibilità di utilizzare anche miscele a base di elio per specifiche missioni condotte in profondità.

La più recente evoluzione del Cochran NAVY è il nuovo EMC-20H Low Mu, un computer da immersione compatibile con miscele Trimix ed Heliox che adotta il recente algoritmo codificato come Cochran Environmental & Microbubble Cognizant basato su 20 compartimenti. L’unità si caratterizza per la bassissima segnatura magnetica. Il computer EMC 20H Low Mu eccede le specifiche militari richieste per i teams impegnati in operazioni di sminamento. Il prodotto è stato concepito per essere impiegato nelle più disparate condizioni d’immersione con un occhio di riguardo a quelle che sono le specifiche d’impiego militare (retroilluminazione tattica, funzione scatola nera, ecc.).



L’EMC-20H Low Mu è dotato del Touch Contact Programming e di alimentazione con batterie Lithium per incrementare l’affidabilità, la versatilità e la durata del ciclo di vita delle batterie. "Quando la versione civile EMC-20H è stata testate ed approvata da svariate marine militari, abbiamo ricevuto la richiesta di ridurre la segnatura magnetica dell’unità " dice Mike Cochran, Presidente e CEO della Cochran Undersea Technology. "L’EMC 20H Low Mu è la medesima versione robusta, affidabile del EMC 20H per impiego civile ma adotta una serie di materiali che rendono il computer amagnetico come richiesto dalle applicazioni militari. Questa innovazione sarà sicuramente di grande interesse per vari reparti speciali"



L’EMC-20H Low Mu va a sostituire il NAVY VVAL 18, al quale aggiunge tutte le caratteristiche di flessibilità d’impiego e di facilità d’uso della versione civile EMC.









lunedì 28 giugno 2010

Cesare Gemmati by GRAVITY ZERO Diving TEAM

Cesare Gemmati in azione con una stagna in trilaminato modello TXT RANGER FZ della GRAVITY ZERO.



Relitto del DORIS by GRAVITY ZERO Diving TEAM

Relitto Doris a Napoli - Molo S. Vincenzo. Profondità max 24 metri.



Nave cargo affondata il 14 Ottobre 1964, denominata "Olandese Volante". Lunga 120 metri, giace posizionata su fondale sabbioso appoggiata sulla fiancata destra.



E‘ rimasta intatta dal castello di poppa fino allo specchio di poppa. Purtroppo, la mareggiata del 23 Dicembre 2004 ha fatto collassare la stiva centrale per cui la zona di prua è visitabile solo esternamente.



L'immersione sul relitto è caratterizzata dalla presenza di reti, visibilità scarsa nei primi metri (evitare con vento di Scirocco).

All'interno del relitto non è difficile incontrare saraghi, murene, gronchi, nudibranchi.

Interessante immersione per i fotografi.














Si ringrazia per le immagini Vincenzo Caputo e Marcello Zazzaro del BLUSHARK NAPOLI, abituali frequentatori di questo punto d'immersione.

domenica 6 giugno 2010

Carlos Valerio by GRAVITY ZERO Diving TEAM

Carlos Valerio impegnato in corso tecnico con Marcus Werneck in Portogallo. Ancora una volta la muta preferita è una stagna della GRAVITY ZERO.