lunedì 24 novembre 2008

Giuseppe Ferdy Miceli by GRAVITY ZERO Diving TEAM

Giuseppe Ferdy Miceli con CNX RANGER FZ 2 mm




Presentazione programma "I SUIT" muta stagna personalizzata by GRAVITY ZERO

GRAVITY ZERO introduce "I SUIT", la muta stagna interamente personalizzata. Da oggi puoi dare spazio alla tua fantasia e scegliere tra tante combinazioni di colore.



Il modello di riferimento è la stagna in trilaminato da 350g/mq TLS RANGER FZ Limited Edition.

Opzione colore: NERO/NERO , NERO/ROSSO , NERO/GIALLO , NERO/LIME , NERO/GRIGIO , NERO/VERDE OLIVA , NERO/TURCHESE , NERO/BLU , NERO/PURPLE, NERO/ARANCIO.

Opzione materiale copertura: CORDURA o NYLON.

Opzione collarino: NEOPRENE o LATTICE.

Opzione calzare: SOFT BOOT o CON SOLETTA.

Prezzo: a partire da euro 1500,00 iva inclusa.

Per maggiori informazioni : www.gravityzero.it

mercoledì 19 novembre 2008

EROGATORI per subacquei

GLI EROGATORI
 
Erogatore SUUNTO TENO (Apeks TX100)A cura di Fabrizio Pirrello
La funzione primaria di un erogatore è quella di consentire la respirazione in immersione. Se ci limitassimo all’essenziale, tale funzione viene assolta dalla totalità degli erogatori in commercio e potremmo, quindi, affermare che gli schemi progettuali di tali strumenti siano tutti efficaci. Si potrebbe essere portati deduttivamente a pensare anche che gli erogatori siano tutti uguali o che ci sia una certa omogeneità di prestazioni, ma ciò in realtà non corrisponde al vero. Abbandonando tale semplicistica visione che impedisce di affrontare il problema in maniera compiuta, si può affermare che: non basta fornire aria al subacqueo, ma è necessario fornirla in un certo modo. L’erogatore è, infatti, il cuore pulsante dell’apparato subacqueo, il più importante ed il più delicato.

Erogatore SUUNTO TENO (Apeks TX100)Molti produttori o distributori si soffermano alquanto sulla portata d’aria di un erogatore, dichiarando flussi anche superiori a quanto si riscontra con un semplice test. Sufficiente leggere la portata dichiarata al I°stadio e collegare lo stesso alla rubinetteria di un gruppo carico. Supponiamo di utilizzare una bombola da 15 litri caricata a 200 bar: 3000 litri di aria disponibili. Se colleghiamo il primo stadio con tutte le fruste disassemblate ed i tappi di media ed alta pressione rimossi ed apriamo il rubinetto della bombola, stando ai dati dichiarati, dovremmo riuscire a vuotare la bombola stessa in un tempo di 1 minuto o anche meno stando al dichiarato.
Molto importante, invece, è la modalità con cui l’erogatore fornisce aria respirabile, cioè la qualità dell’erogazione. Determinante è: quanto l’erogatore ci consente di respirare in immersione in maniera naturale. Lo sforzo inspiratorio quanto lo sforzo espiratorio devono essere molto bassi, l’erogazione deve essere lineare, senza inutili quanto fastidiose “sparate” d’aria. Se consideriamo, quindi, l’erogatore sotto l’aspetto della qualità dell’erogazione, l’offerta del mercato diventa - così - molto più ristretta. Anche la normativa, che fissa le prestazioni minime che uno strumento deve avere, non è omogenea.
Lo standard CE EN250 è molto meno significativo del parametro fornito dalla US NAVY (norma molto più restrittiva della EN 250). Sarà da preferire, ovviamente, uno strumento che disponga di questa seconda certificazione. 
Erogatore SUUNTO TENO (Apeks TX100)
Sul mercato, a fronte di un’offerta apparentemente molto diversificata, poche sono le novità di rilievo nella produzione. Nel catalogo di molte aziende si avvicendano, con una frequenza molto più elevata che in passato, numerosi modelli di erogatore che si distinguono dai vecchi nella forma esteriore, restando spesso nella sostanza le medesime macchine. Di converso, altre aziende mantengono in catalogo modelli ben collaudati che resistono per anni senza modifiche, a riprova della validità dei progetti iniziali. Nella scelta, quindi, non lasciamoci ingannare da chi presenta ogni stagione modelli nuovi e accattivanti: poca tecnologia e molto marketing.
Sul versante dei materiali impiegati, valutare la qualità e la convenienza dei materiali impiegati è cosa molto difficile per un non addetto al settore. Alcuni materiali, come ad esempio le leghe leggere o il titanio, non aggiungono nulla in termini di prestazioni e sono a volte causa di qualche problema in fase di impiego reale.
Inoltre, l’impiego di taluni materiali fa aumentare considerevolmente i costi rispetto all’impiego dei ben collaudati materiali tradizionali.

Erogatore SUUNTO TENO (Apeks TX100)Attacco DIN o INT? L’INT è ancora molto diffuso, tuttavia il DIN è estremamente più sicuro. Occorre però aggiungere, per completezza, alcune considerazioni. Le bombole alle quali connettiamo i nostri erogatori hanno delle specifiche pressioni di esercizio che vanno tassativamente rispettate. Analogo discorso per quanto riguarda gli attacchi degli erogatori. Posto che in Italia la pressione di esercizio massima consentita è di 250 bar e che esistono in commercio bombole omologate per quelle pressioni verifichiamo sempre che i nostri erogatori siano compatibili con le stesse.
Schematizzando:
attacco DIN 300 bar che monta su tutte le rubinetterie in circolazione
attacco a staffa INT 232 bar da utilizzarsi fino a detta pressione di esercizio
Se osserviamo con attenzione cosa accade nella produzione noteremo alcune incongruenze proprio in relazione agli attacchi. Ci sono aziende che commercializzano bombole da 18 litri a 220 bar di esercizio ed erogatori con attacchi DIN 200 bar (stampigliatura sull’attacco). Appare evidente che montare un attacco DIN 200 bar sulla rubinetteria di una bombola carica a 220 bar crea qualche problema in termini di sicurezza. Spesso nulla accade, proprio grazie ad una certa tolleranza dei pezzi che sono sovradimensionati rispetto all’impiego per cui sono progettati. L’operazione è, comunque, sempre impropria quando non si rispettano le pressioni di esercizio di erogatori e relativi attacchi.
Nella scelta dell’erogatore va tralasciato il più possibile il discorso estetico. La scelta cadrà sulla robustezza, l’affidabilità e la qualità. Verifichiamo l’ergonomia dello strumento. Il numero di attacchi di alta e bassa pressione devono essere sufficienti e ben distribuiti sul corpo del I° stadio per tutte le necessità. Le torrette girevoli sono inutili se le prese LP e HP sono ben orientate.
Sul secondo stadio verifichiamo invece la presenza o meno di pomelli vari di regolazione e poi chiediamoci se effettivamente ci servono o costituirebbero solo un’ulteriore complicazione in fase di manutenzione. La presenza di un boccaglio anatomico e ben conformato aggiunge parecchio comfort all’erogatore nell’uso quotidiano.
Da considerare anche con attenzione l’uso che faremo del nostro erogatore: immersioni in acque fredde (sotto i 15°C), immersioni in acque ricche di sospensione, immersioni lavorative, ecc..
Tendenzialmente, un modello di erogatore con I° stadio sigillato risolve le problematiche sopra citate senza l’ausilio di kit specifici.
Per quanto riguarda le prestazioni, orientiamoci in maniera decisa verso erogatori di fascia alta in quanto a performance. Comfort e sicurezza devono essere i parametri guida per poter godere appieno delle immersioni, piuttosto che il risparmio di qualche decina di euro.
Nella scelta dell’erogatore, un discorso spesso trascurato è quello della manutenzione, in termini di costi e disponibilità. I pezzi di ricambio devono essere facilmente reperibili e non devono avere un costo esagerato. Spesso la “ricambistica” ha in Italia un costo spropositato rispetto al valore del prodotto stesso. Richiediamo al rivenditore, se possibile, uno spaccato dell’erogatore che ci interessa con i relativi codici e costi al pubblico dei ricambi e dei kit di manutenzione programmata. Scopriremo dei particolari molto interessanti.
Sistema Octopus o due distinti secondi stadi? Molto meglio due erogatori distinti e separati, di pari livello.
Ho sentito spesso istruttori suggerire agli allievi di acquistare un secondo erogatore di basse prestazioni perché tanto non lo si usa mai ed altri suggerire di acquistare un secondo erogatore di prestazioni ancora migliori del primo. Entrambe le affermazioni sono errate. Un secondo erogatore potrebbe essere impiegato in un ipotetico caso di emergenza e quindi un erogatore di scarse prestazioni creerebbe ulteriori problemi proprio nella delicata fase di un’emergenza. Un secondo erogatore migliore del primo finirebbe per essere utilizzato come erogatore primario, perché non avrebbe senso alcuno respirare sempre da un erogatore di basse prestazioni. La soluzione corretta è adottare, da subito, due erogatori separati di ottimo livello ed identici in modo da alternarne l’uso in immersione (o anche in più immersioni) in modo da sfruttare entrambi ed abituarsi, nel contempo, a cambiare erogatore in immersione. Ciò consentirà di verificarne continuamente il corretto funzionamento di entrambi ed eventualmente intervenire con la manutenzione.

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Cinghiolo a molla per pinne

CINGHIOLO A MOLLA INOX

by



Non parliamo di un cinghiolo a molla qualsiasi ma di un qualcosa specificamente studiato per adattarsi a differenti tipologie di pinne e regolabile.

Regolabile = lo stesso cinghiolo si adatta a differenti calzate (non è il subacqueo che deve adattarsi alla lunghezza della molla!).

La regolazione avviene con un metodo semplice ed affidabile:

la piastrina di collegamento molla / pinna presenta ben 6 differenti posizioni di aggancio.

Il montaggio è semplicissimo e non occorre forzare niente: la piastrina è conformata per agganciare semplicemente la fibbia del cinghiolo standard ed il fissaggio avviene con il più semplice dei sistemi, bullone e dado autobloccante.

Il cinghiolo a molla è rivestito con un tubo in PVC trasparente per non avere alcuna interferenza tra subacqueo e molla in acciaio.

Quale vantaggio nell'adottare un cinghiolo a molla?

A parte prevenire il raro caso di rottura del cinghiolo tradizionale, evento estremamente raro con cinghioli di buona qualità, avremo una velocità di vestizione e svestizione della pinna eccezionale.

Infatti il cinghiolo a molla opportunamente regolato sulla nostra taglia non necessiterà di alcun aggiustamento successivo divenendo di fatto "il nostro cinghiolo" su misura.

Le immagini che seguono illustrano come si installa il cinghiolo a molla.




Per maggiori informazioni:

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Le pinne del subacqueo

Sempre più spesso la pubblicità ci propone pinne in grado di farci muovere senza sforzo anche se le conoscenze scientifiche ci dicono che occorre applicare una certa forza per ottenere uno spostamento.Cerchiamo allora di fare una distinzione tra ciò che è marketing puro e ciò che è realtà.

E’ indubbio che progressi enormi sono stati raggiunti nel settore dei materiali e del design ma occorre sempre tener presente che mentre il design tende a far aumentare l’efficienza e l’efficacia di uno strumento, la ricerca nel settore dei materiali tende ad ottenere significativi risparmi sui costi.Ecco che la gomma viene soppiantata dai materiali termoplastici che se hanno una durata all’invecchiamento decisamente migliore hanno anche una resa inferiore rispetto alla gomma stessa.Da studi specificamente indirizzati al settore aeronautico e dallo studio delle pinne di animali acquatici si è preso spunto per disegnare pinne sempre più efficienti. Testi e foto di: Fabrizio PirrelloChiariamo il concetto di utilità della pinna: amplificare la spinta che potrebbero avere i piedi nudi. In pratica la pinna, grazie alla sua forma, consente di spostare una maggior massa d’acqua per ottenere una spinta propulsiva più elevata. Maggiore la massa d’acqua interessata maggiore la spinta.
Ovviamente avere una spinta propulsiva eccezionale ma non essere in grado di utilizzarla per mancanza della potenza necessaria a gestirla è inutile. Le pinne allora devono essere adattate alla morfologia del subacqueo medio per consentire ai più di impiegare con efficacia lo stesso strumento.
La pinna quindi non deve solo sviluppare il massimo in termini di prestazioni ma deve essere fruibile dalla massa (salvo il caso delle pinne specialistiche).L’obiettivo finale della ricerca è quello di ottenere un prodotto industriale con caratteristiche di elevata efficienza ed efficacia. Efficienza intesa come massima resa in relazione alla forza applicata ed efficacia intesa come essere in grado di assolvere al proprio compito di facilitare lo spostamento del subacqueo.
Purtroppo quando si concepisce un attrezzo che possa essere utilizzato dai più occorre rinunciare a qualche caratteristica o meglio prescindere da qualche dato importante tipo la tecnica per utilizzarlo.
Il maggior limite di una pinna è molto spesso nel subacqueo che non ha la tecnica per impiegare al meglio la propria attrezzatura: non conosce la tecnica della pinneggiata.
I maggiori produttori hanno capito perfettamente questo aspetto e ne hanno fatto un punto di partenza per la progettazione. Se da un lato il risultato (lusinghiero) è stato quello di rendere possibile a molti individui di accedere alle immersioni subacquee dall’altro la pinna è stata leggermente snaturata e non consente ai più esperti di esprimere il massimo rendimento proprio perché l’attrezzo non è stato pensato per loro.
Mescole molto morbide e leggere, ampie finestre di deflusso dell’acqua, forme particolari e molto altro hanno reso le pinne tanto comode da non sentirle ai piedi; purtroppo la sensazione piacevole per molti che percepiscono grandissima comodità si traduce nell’incapacità dell’attrezzo di tramutare la forza applicata dal subacqueo in movimento. E la sensazione di non sentire le pinne ai piedi si trasforma in una sensazione di grande frustrazione.Valutare ora quale sia la pinna migliore è molto difficile perché la pinna deve adattarsi al subacqueo ma il subacqueo deve saper pinneggiare. Individuare un attrezzo che perdona tanti errori non può essere un alibi per evitare di apprendere la tecnica giusta. Per valutare effettivamente quale sia la migliore pinna occorre effettuare una prova comparativa: diversi subacquei effettuano un identico percorso alternandosi nell’uso di vari modelli e valutando a posteriori la prestazione (tempo impiegato a percorrere una determinata distanza). Un’autorevole rivista Inglese effettuò tale test ed i risultati scaturiti furono sorprendenti: alcune blasonate pinne fecero una magra figura disattendendo quasi totalmente quanto dichiarato dalle aziende.

Ora è impensabile per un subacqueo medio effettuaretale test per scegliere le proprie pinne ma forse possiamo tentare di fornire un qualche criterio guida per non ritrovarsi con un attrezzo inutile tra le mani.
La scarpetta deve essere morbida in corrispondenza del collo del piede per non infastidire, ma deve avere il plantare sufficientemente rigido per trasmettere la forza alla pala.La pala deve mostrare una certa consistenza ed elasticità: la dobbiamo sentire. Basta afferrare la pinna all’estremità della pala e saggiarne la reazione elastica: se cede troppo meglio scegliere altro modello.
Tra i brevetti maggiormente in voga annoveriamo quelli della Nature Wings, azienda americana specializzata nella ricerca applicata la settore delle pinne, oggi utilizzati su licenza dalla maggior parte delle aziende specializzate. A parità di disegno la differenza di resa è data proprio dal materiale e coincidenza strana la gomma ha ancora le migliori performance. I longheroni della pinna dovrebbero essere elastici e corposi in modo da rendere la pala scattante in fase di pinneggiata.
Fatte queste considerazioni preliminari occorre poi provare la pinna a secco e verificare quale meglio si adatta al nostro piede e quindi quale marca di pinna più si adatta al nostro corpo.Il consiglio: apprendere la tecnica e acquistare un buon paio di pinne che non necessariamente sono le più costose o le più pubblicizzate.

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La maschera del subacqueo

 

Maschera Frameless by GRAVITY ZEROConsiderata l'importanza di questo elemento, vi consigliamo di non risparmiare sull'acquisto della maschera. Gli appassionati di fotografia subacquea apprezzeranno soprattutto i modelli a lente unica che valorizzano maggiormente il viso. Cercate di non acquistare una maschera troppo piccola, in quanto potrebbe causare mal di testa durante l'immersione o al momento dell'uscita dall'acqua. Indossando per la prima volta una maschera nuova, non dimenticate di rimuovere la pellicola in silicone che avvolge il vetro. Se questa operazione non viene effettuata, si formera' continuamente della condensa nella maschera. Sfregate i due lati del vetro con del detersivo per i piatti o del dentrificio. Non utilizzate prodotti alcolici! Rischiereste di rovinare il labbro della maschera.  Quando si sente parlare di cerchietto, facciale, fibbia e cinghiolo, e' facile intuire che qualcuno sta' discutendo di Maschera Frameless by GRAVITY ZEROmaschere e, forse, chi non e' un subacqueo non riesce a comprendere cosa ci sia tanto da discutere su un oggetto cosi' semplice e comune. Forse e' vero, ma chi si immerge ben conosce l'importanza di questo indinsensabile oggetto cin grado di influire pesantemente sulla riuscita dell'immersione. Tutti , chi prima o chi dopo, hanno provato il fastidio generato da piccole infiltrazioni di acqua che lentamente si insinuano nella maschera costringendo a continui svuotamenti. Questo conferma che e' necessario provare la maschera che si adatta perfettamente alla conformazione del proprio viso e naturalmente che abbia anche caratteristiche adatte all 'attivita' che svolgiamo in immersione perche' la scelta del modello dipende anche da questo. La tendenza generalizzata dalla nuova produzione e' quella di proporre maschere con un volume interno ridotto, con cristalli sistemati alla minor distanza possibile dall'occhio , per aumentare il campo visivo. La struttura portante di una maschera e' costituita da un facciale morbido al quale sono uniti i vetri , bloccati dal cerchietto rigido che ha la funzione di mantenerli complanari e rendere stagna l'unione fra due elementi. Il facciale oggi e', in qualche modello, ancora realizzato con una mescola di gomma naturale ma , per la maggior pate delle maschere prodotte , il materiale utilizzato e' il silicone che, con le sue particolari caratteristiche conferisce una maggiore aderenza, leggerezza e morbidezza oltre a non risentire degli effetti dell'ambiente marino. Consente , inoltre, di offrire maschere colorate che migliorano il look e soddisfano chi desidera abbinare i colori delle proprie attrezzature. Il facciale nella parte che appoggia al viso e' realizzato con una morbida flangia la cui conformazione, unitamente a quella di tutto il profilo, e' stremamente importante perche' garantisce a tenuta all'acqua e deve perfettamente adattarsi alla forma del viso . Il cinghiolo e' un altro elemento fondamentale della maschera ma la sua funzione non deve essere travisata. Serve esclusivamente a trattenere la maschera sul viso e non deve essere eccessivamente teso per ovviare ad eventuali infiltrazioni. Un tempo era collegato direttamente al facciale tramite semplici fibbie in metallo, oggi, invece, grazie all'impegno profuso dai produttori nel realizzare attrezzature sempre piu' comode e sicure, lo stesso è agganciato alla maschera tramite vere e proprie fibbie facilmente regolabili anche in immersione con la maschera indossata ed in alcuni casi anche basculanti per consentire di sistemarlo nella migliore posizione sulla nuca .Maschera Frameless by GRAVITY ZEROLe diverse attivita' praticate in immersione hanno portato a realizare modelli con differenti soluzioni. Troviamo maschere con ridottissimi volumi interni e vetri separati, adatte ai pescatori o a chi fotografa, perche' consentono ai primi di immettere all'interno poca aria durante la discesa per ovviare allo sciacciamento della maschera sul viso ed ai secondi perche' la vicinanza delle lenti all'occhio permette una migliore visione nel mirino della macchna fotografca, e altre leggermente piu' grandi adatte per ci si immerge solamente per osservare richiedendo piu' comodita' ed un miglior campo visivo in tutte le direzioni. Maschera Frameless by GRAVITY ZEROIn ultimo le famose Frameless ovvero le maschere senza telaio a lente unica che consento un perfetta addattabilità ed aderenza alla maggior parte dei profili facciali ed alla incredibile angolatura del campo visivo che puo raggiungere i 170° .






Per acquistare vai allo shop GRAVITY ZERO

OROLOGI SUBACQUEI UZI





La Uzi, mitraglietta camerata in 9mm parabellum prodotta dalla I.M.I.(Israeli Miltary Industries) è probabilmente una delle armi automatiche più conosciute e diffuse al mondo.

Mitraglietta UZIIl suo creatore, Uziel Gal(1923-2002), iniziò a studiare ingegneria meccanica nel mezzo degli anni 40, e grazie alle sue conoscenze progettò, nel 1950, una mitraglietta ispirata alla SMG cecoslovacca M25.

Uziel Gal ideatore della mitraglietta UZILe sue caratteristiche principali erano l’alta affidabilità anche in situazioni estreme, la leggerezza e il fatto di avere il caricatore posto esattamente all’interno dell’impugnatura,quindi in condizioni di scarsa visibilità un utilizzatore avrebbe dovuto semplicemente avvicinare le due mani per “incontrare” la sede del caricatore, invece di cercarla a tastoni per tutta la lunghezza dell’arma.

La nuova arma impressionò a tal punto le alte sfere dell’esercito israeliano che poco tempo dopo, esattamente nel 1956, venne prodotta dalla IMI.


L’azienda armiera, in onore di Uziel Gal (che si oppose senza successo a questa scelta) diede alla mitraglietta il nome di “Uzi”. 

Fabbrica Israeliana UZI  IMI

UZI distributito da GRAVITY ZERO

Militare Israeliano con mitraglietta UZINel 1958 la Uzi entrò nell’arsenale di un paese europeo, venne infatti adottata dall’esercito Olandese, seguito, nel giro di pochi anni, da molte altre forze armate europee.  Nel 1974 consolidò definitivamente il suo posto nell’esercito israeliano, sostituendo l’obsoleto Galil.

Famosa anche ai ”non addetti” del settore armiero grazie a svariati film di Hollywood, che nelle più grandi scene di azione hanno fatto massiccio uso di questo compatto mitra dal design squadrato e aggressivo, è conosciuta e apprezzata (in maniera più tecnica) da eserciti e polizie di svariati stati (e anche alle forze a loro contrapposte, quali gruppi terroristici e criminali) grazie alle sue grandi qualità.   Riviste che ritraggono mitraglietta UZI in azione

Infatti la piccola Uzi, oltre all’eccellente affidabilità, è un’arma molto precisa nonostante le sue ridotte dimensioni e, non meno importante, non richiede costi eccessivi per la sua produzione.


Estremamente sicuro anche il maneggio dell’arma, infatti le sicure presenti sono due, la prima è quella gestita dal selettore di fuoco (come nella stragrande maggioranza delle armi moderne) mentre la seconda si trova nella parte posteriore dell’impugnatura, e viene rilasciata semplicemente impugnando l’arma (per alcuni viene ritenuta pericolosa, poiché un’impugnatura scorretta, che potrebbe verificarsi nell’agitazione di una battaglia, porterebbe al bloccaggio del grilletto).  Attentato presidente USA

Attualmente è prodotta dalla IMI e, sotto licensa, dalla FN di Herstal in Belgio in numerose varianti.   Infatti oltre al normale modello, troviamo la Mini-Uzi, di uguale calibro ma di dimensioni più compatte, fino ad arrivare all’estrema Micro-Uzi, pistola mitragliatrice lunga circa 25cm, sicuramente inutile in battaglia per le ridottissime dimensioni e la precisione quasi inesistente, ma ottima per guardie del corpo e operatori di servizi di sicurezza.

Mini Uzi(a sinistra) e Micro Uzi(a destra)  Ma oggi UZI non è più solo sinonimo di mitragliette ma anche di orologi subacquei per impiego militare. Ma da un marchio come UZI non ci si poteva aspettare che un  orologio all'avanguardia ed ecco quindi  un massiccio impiego di tecnologia per rendere gli orologi militari UZI facili da leggere, ergonomici e affidabili. In tutta la linea di orologi UZI ritroviamo inpiego di retroilluminazione permanente ottenuta grazia a tecnologia H3 TRASER  basata su fiale di Tritio.   UZI Protector Watch Advertisement

La campagna promozionale della UZI mirata sugli orologi ben riassume caratteristiche ed origine militare dei suoi orologi.

OROLOGI SUBACQUEI

L'orologio subacqueo  

a cura di Fabrizio Pirrello

Una componente sempre più trascurata del corredo del subacqueo è l’orologio. Detto strumento viene spesso sottovalutato poiché le sue funzioni sono sempre più spesso assorbite da strumentazioni elettroniche quali i computers da immersione o le consolles digitali. Tuttavia alla base della sicurezza dell’immersione rimane sempre il concetto della prevenzione di tutti i possibili rischi insiti nella stessa, ivi incluso il rischio di malfunzionamento degli strumenti. Buona norma di prudenza richiede sempre di portare in immersione le tabelle d’immersione e strumenti idonei a fissare la massima profondità raggiunta, il tempo di fondo e il tempo di risalita (tappe deco incluse) anche se si impiega un computer da immersione. Ecco allora che l’importanza di avere un buon orologio subacqueo ritorna attuale. Ma come per le attrezzature subacquee, gli orologi non sono tutti uguali.

Orologio Subacqueo Smith & Wesson by GRAVITY ZERO     Orologio Subacqueo Smith & Wesson by GRAVITY ZERO Orologio Subacqueo Smith & Wesson by GRAVITY ZERO    
 
Preciso, semplice ed affidabile.
 
Per alcuni le immersioni sono un hobby eccitante e divertente, per altri una professione. In ogni caso immergersi comporta elementi di rischio. Per questa ragione un orologio studiato per la pratica dell’immersione subacquea deve rispettare alcuni standard: l’orologio deve dare garanzia di  prestazioni affidabili.

Nel 1982 questi standard sono stati stabiliti dall'International Organization for Standardization con l'emissione della norma ISO6425 che stabilisce requisiti e metodi per testare gli orologi subacquei.

Il rispetto dei requisiti stabiliti dalla norma ISO citata separano i veri orologi subacquei da quelli che ne hanno giusto l'aspetto ma non le caratteristiche.

Cominciamo col definire cos'è esattamente un orologio per immersioni subacquee. Seguendo la norma ISO è un orologio progettato per resistere a immersioni a profondità superiori ai 100 mt.

Tuttavia per potersi definire Diver's un orologio deve presentare una serie di requisiti ulteriori di seguito elencati:

Dispositivo pre-selezionabile per la rilevazione dei tempi:
un orologio Diver's deve essere equipaggiato con un dispositivo pre-selezionabile come una ghiera o un anello registrabile che permetta al subacqueo di tenere nota del tempo trascorso in immersione. Tutti gli orologi Diver's hanno una ghiera girevole unidirezionale con un meccanismo che impedisce rotazioni accidentali al contrario. La ghiera deve avere inoltre indicato una divisione in minuti, e i segni in corrispondenza degli intervalli di 5 minuti in 5 minuti devono essere evidenziati. Questi devono essere chiaramente visibili accanto ai segni posti sul quadrante.

Visibilità:
le seguenti indicazioni devono essere leggibili alla distanza di 25 cm in condizione di oscurità: tempo indicato, tempo misurato dal dispositivo di pre-selezione per la rilevazione del tempo di immersione, indicazione che l'orologio è funzionante (es. il movimento della lancetta dei secondi).

Proprietà antimagnetiche:
queste fanno riferimento agli standard posti da un'altra norma ISO (ISO764); sono di particolare rilievo per i subacquei professionisti che lavorano frequentemente in vicinanza o a contatto con relitti.

Resistenza agli urti:
anche questa norma rimanda ad un'altra norma ISO (ISO1413); la resistenza agli shock deve garantire l'indennità dell'orologio in caso di urti accidentali durante l'immersione o sull'imbarcazione prima e dopo l'immersione.

Resistenza all'acqua salata:
l'orologio non deve presentare alcun segno o cambiamento sulla cassa o sugli accessori dopo immersioni in acqua salata; deve garantire il corretto funzionamento di tutte le parti in movimento.

Affidabilità e resistenza alla pressione dell'acqua:
l'orologio deve continuare il suo regolare funzionamento, in particolare la lancetta dei secondi, in condizione di pressione dell'acqua. Deve superare un test ad una pressione di 1,25 volte superiore a quella dichiarata (ad es se l'orologio è dichiarato diver's fino a 200 mt viene testato fino ad un massimo di 250 mt).

Operazioni in acqua:
tutte le funzioni dell'orologio designate per l'utilizzo durante l'immersione devono effettivamente essere funzionanti quando immerso.

Resistenza a forze esterne:
nessuna delle parti accessorie all'orologio (esempio cinturino) devono poter subire distacchi o separazione durante le operazioni in immersione e tutti i dispositivi designati al funzionamento dell'orologio e delle sue funzioni in immersione devono mantenere piena efficienza in immersione.

Resistenza a shock termici:
l'orologio non deve presentare nessun segno di condensa quando sottoposto a shock termici, come i cicli di immersione alternata in acqua fredda e calda.

Resistenza:
l'orologio deve poter sopportare pressioni di aria e acqua secondo le condizioni previste dai test e non deve presentare segni di formazione di condensa o vapore.

Resistenza a atmosfere permeate di gas elio:
questo requisito riguarda gli orologi destinati ad utilizzo durante immersioni in condizioni di saturazione, quando viene utilizzato una miscela contenente elio. Bolle di elio possono entrare nell'orologio se non viene utilizzato un particolare vetro impermeabile all'elio, e questo può causare la sua esplosione a causa della pressione interna che aumenta fino a superare quella dell'acqua.

Marchiatura: 
solo gli orologi che presentano le caratteristiche elencate possono riportare l'identificazione Diver's o Diver's watch, accompagnata dall'indicazione della profondità massima di utilizzo in metri o in piedi. Sono accettate solo gradazione di 100 mt in 100 mt.

Maggiori informazioni su  www.gravityzero.it