Considerata
l'importanza di questo elemento, vi consigliamo di non risparmiare
sull'acquisto della maschera. Gli appassionati di fotografia subacquea
apprezzeranno soprattutto i modelli a lente unica che valorizzano
maggiormente il viso. Cercate di non acquistare una maschera troppo
piccola, in quanto potrebbe causare mal di testa durante l'immersione o
al momento dell'uscita dall'acqua. Indossando per la prima volta una
maschera nuova, non dimenticate di rimuovere la pellicola in silicone
che avvolge il vetro. Se questa operazione non viene effettuata, si
formera' continuamente della condensa nella maschera. Sfregate i due
lati del vetro con del detersivo per i piatti o del dentrificio. Non
utilizzate prodotti alcolici! Rischiereste di rovinare il labbro della
maschera. Quando si sente parlare di cerchietto, facciale, fibbia e
cinghiolo, e' facile intuire che qualcuno sta' discutendo di maschere
e, forse, chi non e' un subacqueo non riesce a comprendere cosa ci sia
tanto da discutere su un oggetto cosi' semplice e comune. Forse e' vero,
ma chi si immerge ben conosce l'importanza di questo indinsensabile
oggetto cin grado di influire pesantemente sulla riuscita
dell'immersione. Tutti , chi prima o chi dopo, hanno provato il fastidio
generato da piccole infiltrazioni di acqua che lentamente si insinuano
nella maschera costringendo a continui svuotamenti. Questo conferma che
e' necessario provare la maschera che si adatta perfettamente alla
conformazione del proprio viso e naturalmente che abbia anche
caratteristiche adatte all 'attivita' che svolgiamo in immersione
perche' la scelta del modello dipende anche da questo. La tendenza
generalizzata dalla nuova produzione e' quella di proporre maschere con
un volume interno ridotto, con cristalli sistemati alla minor distanza
possibile dall'occhio , per aumentare il campo visivo. La struttura
portante di una maschera e' costituita da un facciale morbido al quale
sono uniti i vetri , bloccati dal cerchietto rigido che ha la funzione
di mantenerli complanari e rendere stagna l'unione fra due elementi. Il
facciale oggi e', in qualche modello, ancora realizzato con una mescola
di gomma naturale ma , per la maggior pate delle maschere prodotte , il
materiale utilizzato e' il silicone che, con le sue particolari
caratteristiche conferisce una maggiore aderenza, leggerezza e
morbidezza oltre a non risentire degli effetti dell'ambiente marino.
Consente , inoltre, di offrire maschere colorate che migliorano il look e
soddisfano chi desidera abbinare i colori delle proprie attrezzature.
Il facciale nella parte che appoggia al viso e' realizzato con una
morbida flangia la cui conformazione, unitamente a quella di tutto il
profilo, e' stremamente importante perche' garantisce a tenuta all'acqua
e deve perfettamente adattarsi alla forma del viso . Il cinghiolo e' un
altro elemento fondamentale della maschera ma la sua funzione non deve
essere travisata. Serve esclusivamente a trattenere la maschera sul viso
e non deve essere eccessivamente teso per ovviare ad eventuali
infiltrazioni. Un tempo era collegato direttamente al facciale tramite
semplici fibbie in metallo, oggi, invece, grazie all'impegno profuso dai
produttori nel realizzare attrezzature sempre piu' comode e sicure, lo
stesso è agganciato alla maschera tramite vere e proprie fibbie
facilmente regolabili anche in immersione con la maschera indossata ed
in alcuni casi anche basculanti per consentire di sistemarlo nella
migliore posizione sulla nuca . Le
diverse attivita' praticate in immersione hanno portato a realizare
modelli con differenti soluzioni. Troviamo maschere con ridottissimi
volumi interni e vetri separati, adatte ai pescatori o a chi fotografa,
perche' consentono ai primi di immettere all'interno poca aria durante
la discesa per ovviare allo sciacciamento della maschera sul viso ed ai
secondi perche' la vicinanza delle lenti all'occhio permette una
migliore visione nel mirino della macchna fotografca, e altre
leggermente piu' grandi adatte per ci si immerge solamente per osservare
richiedendo piu' comodita' ed un miglior campo visivo in tutte le
direzioni.
In ultimo le famose Frameless ovvero le maschere senza telaio a lente
unica che consento un perfetta addattabilità ed aderenza alla maggior
parte dei profili facciali ed alla incredibile angolatura del campo
visivo che puo raggiungere i 170° .
Sempre più spesso la pubblicità ci propone pinne in grado di farci
muovere senza sforzo anche se le conoscenze scientifiche ci dicono che
occorre applicare una certa forza per ottenere uno spostamento.Cerchiamo
allora di fare una distinzione tra ciò che è marketing puro e ciò che è
realtà.
venerdì 11 novembre 2011
La Revisione degli Erogatori
a cura di Fabrizio Pirrello
L’approssimarsi della stagione estiva coincide per molti subacquei con la ripresa delle attività.
Normalmente, se l’attrezzatura è stata riposta con cura essa sarà perfettamente efficiente. Tuttavia qualche controllo preliminare non farà male.
Proviamo a connettere l’erogatore alla rubinetteria della bombola e verifichiamo il corretto funzionamento dello stesso. Ricordiamo sempre di agire sul pulsante di erogazione manuale all’atto dell’apertura della rubinetteria: eviteremo “traumi” al I stadio del nostro erogatore.
Verifichiamo che non si abbiano indesiderate auto-erogazioni, sinonimo di anomalie di funzionamento.
Le possibili cause potrebbero essere diverse: dalla semplice necessità di agire sulla taratura del II stadio all’incisione della pastiglia di battuta del II stadio o del I stadio. Evitiamo di prendere sotto gamba il problema e corriamo ai ripari. Suggerisco di evitare il fai da te in quanto occorrerebbe avere la necessaria preparazione per intervenire, la cassetta attrezzi dedicata ed i ricambi del caso.
Effettuiamo un’ispezione visiva dell’erogatore stesso.
Controlliamo lo stato del filtro sinterizzato del I stadio: tracce di ossido sul filtro (o altre impurità) potrebbero essere il segnale di richiesta revisione dell’erogatore. Il filtro va periodicamente sostituito perché la sua efficienza diminuisce con l’usura: praticamente da un filtro ostruito non si avrà un buon passaggio dell’aria con conseguente calo di prestazioni dell’erogatore.
Ispezioniamo visivamente le membrane di carico e scarico: devono conservare elasticità e non devono mostrare segni di invecchiamento; nel dubbio sostituire.
Ispezioniamo anche il baffo di scarico: in particolare assicuriamoci che sia ben collegato così eviteremo di perderlo. L’estetica qui non incide sulla funzionalità.
Importantissimo controllo, spesso trascurato è quello della manichetta di bassa pressione che connette il I stadio al II stadio. La manichetta deve essere flessibile, senza tagli o screpolature. Inoltre la manichetta stessa reca la stampigliatura della data: significa che essa non è eterna e che è buona norma sostituirla dopo molti anni di uso anche se non presenta evidenti tracce di usura; un discorso analogo a quello degli pneumatici delle auto.
La complessità e l’accuratezza dei controlli da eseguire spesso suggerisce di ricorrere ad un centro di assistenza autorizzato.
Autorizzato significa che il centro dispone di utensili appositi, ricambi e personale addestrato per intervenire su quel tipo particolare di erogatore.
Analizziamo cosa deve fare un centro di assistenza autorizzato all’atto della revisione del vostro erogatore. Ponendo attenzione sulle operazioni di seguito descritte avremo anche la possibilità di verificare la professionalità dell’intervento, pur non essendo dei tecnici.
La revisione dell’erogatore comporta che lo stesso venga smontato e pulito.
Lo smontaggio di un erogatore manutenzionato correttamente non è operazione distruttiva: controlliamo che i pezzi non siano segnati dall’uso di chiavi non adatte o da operazioni maldestre.
La pulizia dell’erogatore smontato avviene tramite l’impiego di soluzioni apposite (che spesso vengono personalizzate nei dosaggi dai tecnici): la cromatura dell’erogatore non deve essere intaccata. I più attrezzati effettueranno la pulizia dell’erogatore con l’impiego di una vaschetta ad ultrasuoni, del tipo di quelle adoperate dai gioiellieri: metodo migliore, meno aggressivo e più professionale.
La revisione comporta l’ispezione di tutti i pezzi dell’erogatore e la sostituzione di tutte le guarnizioni (oltre che dei pezzi usurati).
Ad erogatore aperto la professionalità richiede la sostituzione di tutto il set di o-ring anche se essi appaiono ancora buoni. Le gomme invecchiano.
Il rimontaggio e la taratura sono le operazioni conclusive. Ogni casa ha uno schema di taratura ed i centri autorizzati sanno come effettuare la taratura stessa.
Il centro autorizzato alla consegna dell’erogatore al cliente deve consegnare oltre all’erogatore in buono stato anche i pezzi sostituiti (guarnizioni incluse): è sinonimo di grande correttezza. Tale pratica viene spesso disattesa e rimane allora il dubbio che non sia avvenuta alcuna sostituzione.
Potete richiedere che l’erogatore sia provato in vostra presenza per verificarne il funzionamento.
Un piccolo trucco che talvolta torna utile. Se avete qualche dubbio sull’intervento di revisione effettuato, fatevi aprire dal tecnico uno dei tappi di bassa pressione (LP e non HP perché la luce di passaggio dell’aria ha diametro sensibilmente diverso) e verificatene lo stato di pulizia e lo stato dell’o-ring. Devono essere perfetti. Personalmente mi è capitato di ritirare l’erogatore perfettamente lucidato all’esterno ma nulla era stato fatto all’interno. Come a dire che “non è tutto oro ciò che luccica”.
Svitare un tappino è questione di secondi e un centro autorizzato non si rifiuterà di eseguire l’operazione.
I centri di assistenza più seri vi consegneranno anche una scheda riportante il tipo, la matricola, il tipo di intervento effettuato sul vostro erogatore. Tale scheda alcuni tecnici la considerano come garanzia del lavoro svolto. Detti tecnici vanno apprezzati veramente, soprattutto perché sono rari.
Un intervento ben realizzato ha ovviamente un costo. Quando valutiamo questo costo cerchiamo di non perdere di vista che l’erogatore è quello strumento che ci consente di respirare in immersione.
Sicurezza e comfort hanno un valore sicuramente più elevato del costo di manutenzione.
L’approssimarsi della stagione estiva coincide per molti subacquei con la ripresa delle attività.
Normalmente, se l’attrezzatura è stata riposta con cura essa sarà perfettamente efficiente. Tuttavia qualche controllo preliminare non farà male.
Proviamo a connettere l’erogatore alla rubinetteria della bombola e verifichiamo il corretto funzionamento dello stesso. Ricordiamo sempre di agire sul pulsante di erogazione manuale all’atto dell’apertura della rubinetteria: eviteremo “traumi” al I stadio del nostro erogatore.
Verifichiamo che non si abbiano indesiderate auto-erogazioni, sinonimo di anomalie di funzionamento.
Le possibili cause potrebbero essere diverse: dalla semplice necessità di agire sulla taratura del II stadio all’incisione della pastiglia di battuta del II stadio o del I stadio. Evitiamo di prendere sotto gamba il problema e corriamo ai ripari. Suggerisco di evitare il fai da te in quanto occorrerebbe avere la necessaria preparazione per intervenire, la cassetta attrezzi dedicata ed i ricambi del caso.
Effettuiamo un’ispezione visiva dell’erogatore stesso.
Controlliamo lo stato del filtro sinterizzato del I stadio: tracce di ossido sul filtro (o altre impurità) potrebbero essere il segnale di richiesta revisione dell’erogatore. Il filtro va periodicamente sostituito perché la sua efficienza diminuisce con l’usura: praticamente da un filtro ostruito non si avrà un buon passaggio dell’aria con conseguente calo di prestazioni dell’erogatore.
Ispezioniamo visivamente le membrane di carico e scarico: devono conservare elasticità e non devono mostrare segni di invecchiamento; nel dubbio sostituire.
Ispezioniamo anche il baffo di scarico: in particolare assicuriamoci che sia ben collegato così eviteremo di perderlo. L’estetica qui non incide sulla funzionalità.
Importantissimo controllo, spesso trascurato è quello della manichetta di bassa pressione che connette il I stadio al II stadio. La manichetta deve essere flessibile, senza tagli o screpolature. Inoltre la manichetta stessa reca la stampigliatura della data: significa che essa non è eterna e che è buona norma sostituirla dopo molti anni di uso anche se non presenta evidenti tracce di usura; un discorso analogo a quello degli pneumatici delle auto.
La complessità e l’accuratezza dei controlli da eseguire spesso suggerisce di ricorrere ad un centro di assistenza autorizzato.
Autorizzato significa che il centro dispone di utensili appositi, ricambi e personale addestrato per intervenire su quel tipo particolare di erogatore.
Analizziamo cosa deve fare un centro di assistenza autorizzato all’atto della revisione del vostro erogatore. Ponendo attenzione sulle operazioni di seguito descritte avremo anche la possibilità di verificare la professionalità dell’intervento, pur non essendo dei tecnici.
La revisione dell’erogatore comporta che lo stesso venga smontato e pulito.
Lo smontaggio di un erogatore manutenzionato correttamente non è operazione distruttiva: controlliamo che i pezzi non siano segnati dall’uso di chiavi non adatte o da operazioni maldestre.
La pulizia dell’erogatore smontato avviene tramite l’impiego di soluzioni apposite (che spesso vengono personalizzate nei dosaggi dai tecnici): la cromatura dell’erogatore non deve essere intaccata. I più attrezzati effettueranno la pulizia dell’erogatore con l’impiego di una vaschetta ad ultrasuoni, del tipo di quelle adoperate dai gioiellieri: metodo migliore, meno aggressivo e più professionale.
La revisione comporta l’ispezione di tutti i pezzi dell’erogatore e la sostituzione di tutte le guarnizioni (oltre che dei pezzi usurati).
Ad erogatore aperto la professionalità richiede la sostituzione di tutto il set di o-ring anche se essi appaiono ancora buoni. Le gomme invecchiano.
Il rimontaggio e la taratura sono le operazioni conclusive. Ogni casa ha uno schema di taratura ed i centri autorizzati sanno come effettuare la taratura stessa.
Il centro autorizzato alla consegna dell’erogatore al cliente deve consegnare oltre all’erogatore in buono stato anche i pezzi sostituiti (guarnizioni incluse): è sinonimo di grande correttezza. Tale pratica viene spesso disattesa e rimane allora il dubbio che non sia avvenuta alcuna sostituzione.
Potete richiedere che l’erogatore sia provato in vostra presenza per verificarne il funzionamento.
Un piccolo trucco che talvolta torna utile. Se avete qualche dubbio sull’intervento di revisione effettuato, fatevi aprire dal tecnico uno dei tappi di bassa pressione (LP e non HP perché la luce di passaggio dell’aria ha diametro sensibilmente diverso) e verificatene lo stato di pulizia e lo stato dell’o-ring. Devono essere perfetti. Personalmente mi è capitato di ritirare l’erogatore perfettamente lucidato all’esterno ma nulla era stato fatto all’interno. Come a dire che “non è tutto oro ciò che luccica”.
Svitare un tappino è questione di secondi e un centro autorizzato non si rifiuterà di eseguire l’operazione.
I centri di assistenza più seri vi consegneranno anche una scheda riportante il tipo, la matricola, il tipo di intervento effettuato sul vostro erogatore. Tale scheda alcuni tecnici la considerano come garanzia del lavoro svolto. Detti tecnici vanno apprezzati veramente, soprattutto perché sono rari.
Un intervento ben realizzato ha ovviamente un costo. Quando valutiamo questo costo cerchiamo di non perdere di vista che l’erogatore è quello strumento che ci consente di respirare in immersione.
Sicurezza e comfort hanno un valore sicuramente più elevato del costo di manutenzione.
Gli erogatori
A cura di Fabrizio Pirrello
La funzione primaria di un erogatore è quella di consentire la respirazione in immersione. Se ci limitassimo all’essenziale, tale funzione viene assolta dalla totalità degli erogatori in commercio e potremmo, quindi, affermare che gli schemi progettuali di tali strumenti siano tutti efficaci. Si potrebbe essere portati deduttivamente a pensare anche che gli erogatori siano tutti uguali o che ci sia una certa omogeneità di prestazioni, ma ciò in realtà non corrisponde al vero. Abbandonando tale semplicistica visione che impedisce di affrontare il problema in maniera compiuta, si può affermare che: non basta fornire aria al subacqueo, ma è necessario fornirla in un certo modo. L’erogatore è, infatti, il cuore pulsante dell’apparato subacqueo, il più importante ed il più delicato.
La funzione primaria di un erogatore è quella di consentire la respirazione in immersione. Se ci limitassimo all’essenziale, tale funzione viene assolta dalla totalità degli erogatori in commercio e potremmo, quindi, affermare che gli schemi progettuali di tali strumenti siano tutti efficaci. Si potrebbe essere portati deduttivamente a pensare anche che gli erogatori siano tutti uguali o che ci sia una certa omogeneità di prestazioni, ma ciò in realtà non corrisponde al vero. Abbandonando tale semplicistica visione che impedisce di affrontare il problema in maniera compiuta, si può affermare che: non basta fornire aria al subacqueo, ma è necessario fornirla in un certo modo. L’erogatore è, infatti, il cuore pulsante dell’apparato subacqueo, il più importante ed il più delicato.
SRB1 - Sherwood Scuba |
Molti
produttori o distributori si soffermano alquanto sulla portata d’aria
di un erogatore, dichiarando flussi anche superiori a quanto si
riscontra con un semplice test.
Sufficiente leggere la portata
dichiarata al I°stadio e collegare lo stesso alla rubinetteria di un
gruppo carico. Supponiamo di utilizzare una bombola da 15 litri caricata
a 200 bar: 3000 litri di aria disponibili. Se colleghiamo il primo
stadio con tutte le fruste disassemblate ed i tappi di media ed alta
pressione rimossi ed apriamo il rubinetto della bombola, stando ai dati
dichiarati, dovremmo riuscire a vuotare la bombola stessa in un tempo di
1 minuto o anche meno stando al dichiarato.
Molto importante, invece, è la modalità con cui l’erogatore fornisce aria respirabile, cioè la qualità dell’erogazione. Determinante è: quanto l’erogatore ci consente di respirare in immersione in maniera naturale. Lo sforzo inspiratorio quanto lo sforzo espiratorio devono essere molto bassi, l’erogazione deve essere lineare, senza inutili quanto fastidiose “sparate” d’aria. Se consideriamo, quindi, l’erogatore sotto l’aspetto della qualità dell’erogazione, l’offerta del mercato diventa - così - molto più ristretta. Anche la normativa, che fissa le prestazioni minime che uno strumento deve avere, non è omogenea.
Lo standard CE EN250 è molto meno significativo del parametro fornito dalla US NAVY (norma molto più restrittiva della EN 250). Sarà da preferire, ovviamente, uno strumento che disponga di questa seconda certificazione.
Sul mercato, a fronte di un’offerta apparentemente molto diversificata, poche sono le novità di rilievo nella produzione. Nel catalogo di molte aziende si avvicendano, con una frequenza molto più elevata che in passato, numerosi modelli di erogatore che si distinguono dai vecchi nella forma esteriore, restando spesso nella sostanza le medesime macchine. Di converso, altre aziende mantengono in catalogo modelli ben collaudati che resistono per anni senza modifiche, a riprova della validità dei progetti iniziali. Nella scelta, quindi, non lasciamoci ingannare da chi presenta ogni stagione modelli nuovi e accattivanti: poca tecnologia e molto marketing.
Sul versante dei materiali impiegati, valutare la qualità e la convenienza dei materiali impiegati è cosa molto difficile per un non addetto al settore. Alcuni materiali, come ad esempio le leghe leggere o il titanio, non aggiungono nulla in termini di prestazioni e sono a volte causa di qualche problema in fase di impiego reale.
Inoltre, l’impiego di taluni materiali fa aumentare considerevolmente i costi rispetto all’impiego dei ben collaudati materiali tradizionali.
Molto importante, invece, è la modalità con cui l’erogatore fornisce aria respirabile, cioè la qualità dell’erogazione. Determinante è: quanto l’erogatore ci consente di respirare in immersione in maniera naturale. Lo sforzo inspiratorio quanto lo sforzo espiratorio devono essere molto bassi, l’erogazione deve essere lineare, senza inutili quanto fastidiose “sparate” d’aria. Se consideriamo, quindi, l’erogatore sotto l’aspetto della qualità dell’erogazione, l’offerta del mercato diventa - così - molto più ristretta. Anche la normativa, che fissa le prestazioni minime che uno strumento deve avere, non è omogenea.
Lo standard CE EN250 è molto meno significativo del parametro fornito dalla US NAVY (norma molto più restrittiva della EN 250). Sarà da preferire, ovviamente, uno strumento che disponga di questa seconda certificazione.
Sul mercato, a fronte di un’offerta apparentemente molto diversificata, poche sono le novità di rilievo nella produzione. Nel catalogo di molte aziende si avvicendano, con una frequenza molto più elevata che in passato, numerosi modelli di erogatore che si distinguono dai vecchi nella forma esteriore, restando spesso nella sostanza le medesime macchine. Di converso, altre aziende mantengono in catalogo modelli ben collaudati che resistono per anni senza modifiche, a riprova della validità dei progetti iniziali. Nella scelta, quindi, non lasciamoci ingannare da chi presenta ogni stagione modelli nuovi e accattivanti: poca tecnologia e molto marketing.
Sul versante dei materiali impiegati, valutare la qualità e la convenienza dei materiali impiegati è cosa molto difficile per un non addetto al settore. Alcuni materiali, come ad esempio le leghe leggere o il titanio, non aggiungono nulla in termini di prestazioni e sono a volte causa di qualche problema in fase di impiego reale.
Inoltre, l’impiego di taluni materiali fa aumentare considerevolmente i costi rispetto all’impiego dei ben collaudati materiali tradizionali.
Attacco
DIN o INT? L’INT è ancora molto diffuso, tuttavia il DIN è estremamente
più sicuro. Occorre però aggiungere, per completezza, alcune
considerazioni. Le bombole alle quali connettiamo i nostri erogatori
hanno delle specifiche pressioni di esercizio che vanno tassativamente
rispettate. Analogo discorso per quanto riguarda gli attacchi degli
erogatori. Posto che in Italia la pressione di esercizio massima
consentita è di 250 bar e che esistono in commercio bombole omologate
per quelle pressioni verifichiamo sempre che i nostri erogatori siano
compatibili con le stesse.
Schematizzando:
attacco DIN 300 bar che monta su tutte le rubinetterie in circolazione
attacco a staffa INT 232 bar da utilizzarsi fino a detta pressione di esercizio
Se osserviamo con attenzione cosa accade nella produzione noteremo alcune incongruenze proprio in relazione agli attacchi. Ci sono aziende che commercializzano bombole da 18 litri a 220 bar di esercizio ed erogatori con attacchi DIN 200 bar (stampigliatura sull’attacco). Appare evidente che montare un attacco DIN 200 bar sulla rubinetteria di una bombola carica a 220 bar crea qualche problema in termini di sicurezza. Spesso nulla accade, proprio grazie ad una certa tolleranza dei pezzi che sono sovradimensionati rispetto all’impiego per cui sono progettati. L’operazione è, comunque, sempre impropria quando non si rispettano le pressioni di esercizio di erogatori e relativi attacchi.
Nella scelta dell’erogatore va tralasciato il più possibile il discorso estetico. La scelta cadrà sulla robustezza, l’affidabilità e la qualità. Verifichiamo l’ergonomia dello strumento. Il numero di attacchi di alta e bassa pressione devono essere sufficienti e ben distribuiti sul corpo del I° stadio per tutte le necessità. Le torrette girevoli sono inutili se le prese LP e HP sono ben orientate.
Sul secondo stadio verifichiamo invece la presenza o meno di pomelli vari di regolazione e poi chiediamoci se effettivamente ci servono o costituirebbero solo un’ulteriore complicazione in fase di manutenzione. La presenza di un boccaglio anatomico e ben conformato aggiunge parecchio comfort all’erogatore nell’uso quotidiano.
Da considerare anche con attenzione l’uso che faremo del nostro erogatore: immersioni in acque fredde (sotto i 15°C), immersioni in acque ricche di sospensione, immersioni lavorative, ecc..
Tendenzialmente, un modello di erogatore con I° stadio sigillato risolve le problematiche sopra citate senza l’ausilio di kit specifici.
Per quanto riguarda le prestazioni, orientiamoci in maniera decisa verso erogatori di fascia alta in quanto a performance. Comfort e sicurezza devono essere i parametri guida per poter godere appieno delle immersioni, piuttosto che il risparmio di qualche decina di euro.
Nella scelta dell’erogatore, un discorso spesso trascurato è quello della manutenzione, in termini di costi e disponibilità. I pezzi di ricambio devono essere facilmente reperibili e non devono avere un costo esagerato. Spesso la “ricambistica” ha in Italia un costo spropositato rispetto al valore del prodotto stesso. Richiediamo al rivenditore, se possibile, uno spaccato dell’erogatore che ci interessa con i relativi codici e costi al pubblico dei ricambi e dei kit di manutenzione programmata. Scopriremo dei particolari molto interessanti.
Sistema Octopus o due distinti secondi stadi? Molto meglio due erogatori distinti e separati, di pari livello.
Ho sentito spesso istruttori suggerire agli allievi di acquistare un secondo erogatore di basse prestazioni perché tanto non lo si usa mai ed altri suggerire di acquistare un secondo erogatore di prestazioni ancora migliori del primo. Entrambe le affermazioni sono errate. Un secondo erogatore potrebbe essere impiegato in un ipotetico caso di emergenza e quindi un erogatore di scarse prestazioni creerebbe ulteriori problemi proprio nella delicata fase di un’emergenza. Un secondo erogatore migliore del primo finirebbe per essere utilizzato come erogatore primario, perché non avrebbe senso alcuno respirare sempre da un erogatore di basse prestazioni. La soluzione corretta è adottare, da subito, due erogatori separati di ottimo livello ed identici in modo da alternarne l’uso in immersione (o anche in più immersioni) in modo da sfruttare entrambi ed abituarsi, nel contempo, a cambiare erogatore in immersione. Ciò consentirà di verificarne continuamente il corretto funzionamento di entrambi ed eventualmente intervenire con la manutenzione.
Schematizzando:
attacco DIN 300 bar che monta su tutte le rubinetterie in circolazione
attacco a staffa INT 232 bar da utilizzarsi fino a detta pressione di esercizio
Se osserviamo con attenzione cosa accade nella produzione noteremo alcune incongruenze proprio in relazione agli attacchi. Ci sono aziende che commercializzano bombole da 18 litri a 220 bar di esercizio ed erogatori con attacchi DIN 200 bar (stampigliatura sull’attacco). Appare evidente che montare un attacco DIN 200 bar sulla rubinetteria di una bombola carica a 220 bar crea qualche problema in termini di sicurezza. Spesso nulla accade, proprio grazie ad una certa tolleranza dei pezzi che sono sovradimensionati rispetto all’impiego per cui sono progettati. L’operazione è, comunque, sempre impropria quando non si rispettano le pressioni di esercizio di erogatori e relativi attacchi.
Nella scelta dell’erogatore va tralasciato il più possibile il discorso estetico. La scelta cadrà sulla robustezza, l’affidabilità e la qualità. Verifichiamo l’ergonomia dello strumento. Il numero di attacchi di alta e bassa pressione devono essere sufficienti e ben distribuiti sul corpo del I° stadio per tutte le necessità. Le torrette girevoli sono inutili se le prese LP e HP sono ben orientate.
Sul secondo stadio verifichiamo invece la presenza o meno di pomelli vari di regolazione e poi chiediamoci se effettivamente ci servono o costituirebbero solo un’ulteriore complicazione in fase di manutenzione. La presenza di un boccaglio anatomico e ben conformato aggiunge parecchio comfort all’erogatore nell’uso quotidiano.
Da considerare anche con attenzione l’uso che faremo del nostro erogatore: immersioni in acque fredde (sotto i 15°C), immersioni in acque ricche di sospensione, immersioni lavorative, ecc..
Tendenzialmente, un modello di erogatore con I° stadio sigillato risolve le problematiche sopra citate senza l’ausilio di kit specifici.
Per quanto riguarda le prestazioni, orientiamoci in maniera decisa verso erogatori di fascia alta in quanto a performance. Comfort e sicurezza devono essere i parametri guida per poter godere appieno delle immersioni, piuttosto che il risparmio di qualche decina di euro.
Nella scelta dell’erogatore, un discorso spesso trascurato è quello della manutenzione, in termini di costi e disponibilità. I pezzi di ricambio devono essere facilmente reperibili e non devono avere un costo esagerato. Spesso la “ricambistica” ha in Italia un costo spropositato rispetto al valore del prodotto stesso. Richiediamo al rivenditore, se possibile, uno spaccato dell’erogatore che ci interessa con i relativi codici e costi al pubblico dei ricambi e dei kit di manutenzione programmata. Scopriremo dei particolari molto interessanti.
Sistema Octopus o due distinti secondi stadi? Molto meglio due erogatori distinti e separati, di pari livello.
Ho sentito spesso istruttori suggerire agli allievi di acquistare un secondo erogatore di basse prestazioni perché tanto non lo si usa mai ed altri suggerire di acquistare un secondo erogatore di prestazioni ancora migliori del primo. Entrambe le affermazioni sono errate. Un secondo erogatore potrebbe essere impiegato in un ipotetico caso di emergenza e quindi un erogatore di scarse prestazioni creerebbe ulteriori problemi proprio nella delicata fase di un’emergenza. Un secondo erogatore migliore del primo finirebbe per essere utilizzato come erogatore primario, perché non avrebbe senso alcuno respirare sempre da un erogatore di basse prestazioni. La soluzione corretta è adottare, da subito, due erogatori separati di ottimo livello ed identici in modo da alternarne l’uso in immersione (o anche in più immersioni) in modo da sfruttare entrambi ed abituarsi, nel contempo, a cambiare erogatore in immersione. Ciò consentirà di verificarne continuamente il corretto funzionamento di entrambi ed eventualmente intervenire con la manutenzione.
lunedì 31 ottobre 2011
mercoledì 26 ottobre 2011
Progetto ADV Military Woodland - Anno 2007
GZ ADV CAMO MILITARY EDITION
distribuito da
GRAVITY ZERO - Tactical & Military Gear
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DISPONIBILE NELLE SEGUENTI MISURE:
SMALL / MEDIUM e LARGE / XLARGE
--------------------------------------------------------------------
Giubbetto equilibratore militare. Versione all black . Un Jacket militare USA con costruzione doppio sacco in cordura 1000 . Un' imbracatura essenziale ed imbottita con anelli inox posizionati per favorire il trasporto di equipaggiamenti pesanti. Obiettivo: realizzare un jacket robusto e molto adattabile come vestibilità a taglie diverse. Ampiamente regolabile con opzione "2 taglie per vestire tutti".
GZero ADV Military è un compensatore d'assetto specificamente disegnato per le misure di bombole europee (normalmente acciaio Faber).
Progetto ADV Military Black - Anno 2007
GZ ADV MILITARY EDITION
distribuito da
GRAVITY ZERO - Tactical & Military Gear
--------------------------------------------------------------------
DISPONIBILE NELLE SEGUENTI MISURE:
SMALL / MEDIUM e LARGE / XLARGE
--------------------------------------------------------------------
Giubbetto equilibratore militare. Versione all black . Un Jacket militare secondo specifiche USA con costruzione doppio sacco in cordura 1000 . Un' imbracatura essenziale ed imbottita con anelli inox posizionati per favorire il trasporto di equipaggiamenti pesanti. Obiettivo: realizzare un jacket robusto e molto adattabile come vestibilità a taglie diverse. Ampiamente regolabile con opzione "2 taglie per vestire tutti".
GZero ADV Military è un compensatore d'assetto specificamente disegnato per le misure di bombole europee (normalmente acciaio Faber).
Il GAV è concepito per eccedere le più rigide specifiche militari.
Progetto Muta per operazioni anfibie - Anno 2008
Realizzazione di una stagna traspirante per impiego anfibio.
Esigenza: realizzare un indumento protettivo indossabile da un operatore per un periodo di tempo lungo garantendo traspirazione e comfort. La scelta va sul Goretex.
La particolarità del modello è nella sua flessibilità d'impiego: può essere indossata sopra una normale protezione termica oppure sotto la tuta operativa. Anche in questo caso la modularità è stata la chiave di progettazione.
Massima libertà di movimento |
Progetto TLS NAVY - Anno 2006
Progetto TXT RANGER FZ - Anno 2002
Qualche rigo per raccontare come nasce la stagna TXT RANGER FZ e come il nome stesso riassuma tutti i dettagli del progetto.
TXT è l'acronimo di Trilaminate Extra Tenacity chè il tipo specifico di trilaminato da 350 g/mq (anche detto TLS 350) che utilizziamo per la confezione. Questo trilaminato abbina doti di morbidezza e flessibilità accompagnate da una totale incomprimibilità. Il trilaminato è, come dice il nome, un sandwich di due fogli di tessuto e gomma butilica. La mescola di gomma è stata accoppiata a due differenti tipi di fodera per ottenere il risultato ottimale che desideravamo. L'esterno è una fodera del tipo Millennium Diamond in nylon per resistere alle abrasioni ed ai tagli legati ad impiego gravoso. La fodera interna invece privilegia la scorrevolezza per non creare attriti con il sottomuta. Ulteriore lavorazione sulla trama per ottenere effetto anti batterico.
Il nome RANGER chiarisce bene l'origine militare del progetto. Si doveva realizzare una muta stagna da immersione operativa con elevato comfort, eccellente libertà di movimento abbinata a protezioni nelle zone critiche. Le ginocchiere e le braccia così come la seduta sono protette con uno strato extra in Cordura mentre la patta di protezione della cerniera T-Zip è in Cordura a singolo strato per non appesantire la struttura.
FZ indica Front Zip cioè cerniera frontale abbinata al busto telescopico. Risposta ad esigenza di vestire con medesima taglia un ampio numero di operatori.
TXT è l'acronimo di Trilaminate Extra Tenacity chè il tipo specifico di trilaminato da 350 g/mq (anche detto TLS 350) che utilizziamo per la confezione. Questo trilaminato abbina doti di morbidezza e flessibilità accompagnate da una totale incomprimibilità. Il trilaminato è, come dice il nome, un sandwich di due fogli di tessuto e gomma butilica. La mescola di gomma è stata accoppiata a due differenti tipi di fodera per ottenere il risultato ottimale che desideravamo. L'esterno è una fodera del tipo Millennium Diamond in nylon per resistere alle abrasioni ed ai tagli legati ad impiego gravoso. La fodera interna invece privilegia la scorrevolezza per non creare attriti con il sottomuta. Ulteriore lavorazione sulla trama per ottenere effetto anti batterico.
Il nome RANGER chiarisce bene l'origine militare del progetto. Si doveva realizzare una muta stagna da immersione operativa con elevato comfort, eccellente libertà di movimento abbinata a protezioni nelle zone critiche. Le ginocchiere e le braccia così come la seduta sono protette con uno strato extra in Cordura mentre la patta di protezione della cerniera T-Zip è in Cordura a singolo strato per non appesantire la struttura.
FZ indica Front Zip cioè cerniera frontale abbinata al busto telescopico. Risposta ad esigenza di vestire con medesima taglia un ampio numero di operatori.
Muta stagna in Trilaminato TLS 350 specificamente concepita per impiego militare, sportivo e professionale by GRAVITY ZERO - Technical Diving Equipment
Progetto CNX RANGER FZ - Anno 2003
Qualche rigo per raccontare come nasce la stagna CNX RANGER FZ 2 mm e come il nome stesso riassuma tutti i dettagli del progetto.
CNX è l'acronimo di Compressed Neoprene Extra chè il tipo specifico di neoprene ipercompresso che utilizziamo per la confezione. Questo neoprene precompresso abbina doti di elasticità e flessibilità accompagnate da un elevato grado di resistenza alla compressione. La mescola di gomma è stata accoppiata a due differenti tipi di fodera per ottenere il risultato ottimale che desideravamo. L'esterno è una fodera del tipo Millennium Diamond in nylon per resistere alle abrasioni ed ai tagli legati ad impiego gravoso. La fodera interna invece privilegia la scorrevolezza per non creare attriti con il sottomuta. Ulteriore lavorazione sulla trama per ottenere effetto anti batterico.
Il nome RANGER chiarisce bene l'origine militare del progetto. Si doveva realizzare una muta stagna da immersione operativa con elevato comfort, eccellente libertà di movimento abbinata a protezioni nelle zone critiche. Le ginocchiere sono in Kevlar mentre la patta di protezione della cerniera T-Zip è in Cordura.
FZ indica Front Zip cioè cerniera frontale abbinata al busto telescopico. Risposta ad esigenza di vestire con medesima taglia un ampio numero di operatori.
Fascicolo tecnico del progetto GZ WING SYSTEM (anno 2001) di Fabrizio Pirrello
Un piccolo esempio di come lavora la Gravity Zero Consulting: dietro ogni prodotto esiste un progetto serio basato su ideazione, disegno e sviluppo.
Il Dr Fabrizio Pirrello è l'ideatore del GZ WING SYSTEM.
Progetto Flat Backplate - Anno 2001
Nel 1998, a seguito di conversazione con la SEATEC USA, nasce l'idea di realizzare una piattaforma flessibile e modulare per compensatori d'assetto utilizzabili nel settore militare e sportivo.
Il cuore del sistema non poteva che essere lo schienalino e copiare uno schienalino in commercio poteva anche sembrare la soluzione più semplice e veloce..... No, copiare non mi è mai piaciuto!
Usavo un compensatore d'assetto a volume posteriore e quindi conoscevo bene le reazioni dell'attrezzo nelle differenti fasi dell'immersione e con differenti bombole.
Volevo rendere l'insieme gav+bombole estremamente compatto ed idrodinamico e nel contempo avvicinare il baricentro del subacqueo al baricentro del suo equipaggiamento. Di conseguenza dovevo diminuire la distanza tra la schiena e le bombole. Perchè non realizzare uno schienalino piatto?
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