mercoledì 19 novembre 2008

Cinghiolo a molla per pinne

CINGHIOLO A MOLLA INOX

by



Non parliamo di un cinghiolo a molla qualsiasi ma di un qualcosa specificamente studiato per adattarsi a differenti tipologie di pinne e regolabile.

Regolabile = lo stesso cinghiolo si adatta a differenti calzate (non è il subacqueo che deve adattarsi alla lunghezza della molla!).

La regolazione avviene con un metodo semplice ed affidabile:

la piastrina di collegamento molla / pinna presenta ben 6 differenti posizioni di aggancio.

Il montaggio è semplicissimo e non occorre forzare niente: la piastrina è conformata per agganciare semplicemente la fibbia del cinghiolo standard ed il fissaggio avviene con il più semplice dei sistemi, bullone e dado autobloccante.

Il cinghiolo a molla è rivestito con un tubo in PVC trasparente per non avere alcuna interferenza tra subacqueo e molla in acciaio.

Quale vantaggio nell'adottare un cinghiolo a molla?

A parte prevenire il raro caso di rottura del cinghiolo tradizionale, evento estremamente raro con cinghioli di buona qualità, avremo una velocità di vestizione e svestizione della pinna eccezionale.

Infatti il cinghiolo a molla opportunamente regolato sulla nostra taglia non necessiterà di alcun aggiustamento successivo divenendo di fatto "il nostro cinghiolo" su misura.

Le immagini che seguono illustrano come si installa il cinghiolo a molla.




Per maggiori informazioni:

www.gravityzero.it

Le pinne del subacqueo

Sempre più spesso la pubblicità ci propone pinne in grado di farci muovere senza sforzo anche se le conoscenze scientifiche ci dicono che occorre applicare una certa forza per ottenere uno spostamento.Cerchiamo allora di fare una distinzione tra ciò che è marketing puro e ciò che è realtà.

E’ indubbio che progressi enormi sono stati raggiunti nel settore dei materiali e del design ma occorre sempre tener presente che mentre il design tende a far aumentare l’efficienza e l’efficacia di uno strumento, la ricerca nel settore dei materiali tende ad ottenere significativi risparmi sui costi.Ecco che la gomma viene soppiantata dai materiali termoplastici che se hanno una durata all’invecchiamento decisamente migliore hanno anche una resa inferiore rispetto alla gomma stessa.Da studi specificamente indirizzati al settore aeronautico e dallo studio delle pinne di animali acquatici si è preso spunto per disegnare pinne sempre più efficienti. Testi e foto di: Fabrizio PirrelloChiariamo il concetto di utilità della pinna: amplificare la spinta che potrebbero avere i piedi nudi. In pratica la pinna, grazie alla sua forma, consente di spostare una maggior massa d’acqua per ottenere una spinta propulsiva più elevata. Maggiore la massa d’acqua interessata maggiore la spinta.
Ovviamente avere una spinta propulsiva eccezionale ma non essere in grado di utilizzarla per mancanza della potenza necessaria a gestirla è inutile. Le pinne allora devono essere adattate alla morfologia del subacqueo medio per consentire ai più di impiegare con efficacia lo stesso strumento.
La pinna quindi non deve solo sviluppare il massimo in termini di prestazioni ma deve essere fruibile dalla massa (salvo il caso delle pinne specialistiche).L’obiettivo finale della ricerca è quello di ottenere un prodotto industriale con caratteristiche di elevata efficienza ed efficacia. Efficienza intesa come massima resa in relazione alla forza applicata ed efficacia intesa come essere in grado di assolvere al proprio compito di facilitare lo spostamento del subacqueo.
Purtroppo quando si concepisce un attrezzo che possa essere utilizzato dai più occorre rinunciare a qualche caratteristica o meglio prescindere da qualche dato importante tipo la tecnica per utilizzarlo.
Il maggior limite di una pinna è molto spesso nel subacqueo che non ha la tecnica per impiegare al meglio la propria attrezzatura: non conosce la tecnica della pinneggiata.
I maggiori produttori hanno capito perfettamente questo aspetto e ne hanno fatto un punto di partenza per la progettazione. Se da un lato il risultato (lusinghiero) è stato quello di rendere possibile a molti individui di accedere alle immersioni subacquee dall’altro la pinna è stata leggermente snaturata e non consente ai più esperti di esprimere il massimo rendimento proprio perché l’attrezzo non è stato pensato per loro.
Mescole molto morbide e leggere, ampie finestre di deflusso dell’acqua, forme particolari e molto altro hanno reso le pinne tanto comode da non sentirle ai piedi; purtroppo la sensazione piacevole per molti che percepiscono grandissima comodità si traduce nell’incapacità dell’attrezzo di tramutare la forza applicata dal subacqueo in movimento. E la sensazione di non sentire le pinne ai piedi si trasforma in una sensazione di grande frustrazione.Valutare ora quale sia la pinna migliore è molto difficile perché la pinna deve adattarsi al subacqueo ma il subacqueo deve saper pinneggiare. Individuare un attrezzo che perdona tanti errori non può essere un alibi per evitare di apprendere la tecnica giusta. Per valutare effettivamente quale sia la migliore pinna occorre effettuare una prova comparativa: diversi subacquei effettuano un identico percorso alternandosi nell’uso di vari modelli e valutando a posteriori la prestazione (tempo impiegato a percorrere una determinata distanza). Un’autorevole rivista Inglese effettuò tale test ed i risultati scaturiti furono sorprendenti: alcune blasonate pinne fecero una magra figura disattendendo quasi totalmente quanto dichiarato dalle aziende.

Ora è impensabile per un subacqueo medio effettuaretale test per scegliere le proprie pinne ma forse possiamo tentare di fornire un qualche criterio guida per non ritrovarsi con un attrezzo inutile tra le mani.
La scarpetta deve essere morbida in corrispondenza del collo del piede per non infastidire, ma deve avere il plantare sufficientemente rigido per trasmettere la forza alla pala.La pala deve mostrare una certa consistenza ed elasticità: la dobbiamo sentire. Basta afferrare la pinna all’estremità della pala e saggiarne la reazione elastica: se cede troppo meglio scegliere altro modello.
Tra i brevetti maggiormente in voga annoveriamo quelli della Nature Wings, azienda americana specializzata nella ricerca applicata la settore delle pinne, oggi utilizzati su licenza dalla maggior parte delle aziende specializzate. A parità di disegno la differenza di resa è data proprio dal materiale e coincidenza strana la gomma ha ancora le migliori performance. I longheroni della pinna dovrebbero essere elastici e corposi in modo da rendere la pala scattante in fase di pinneggiata.
Fatte queste considerazioni preliminari occorre poi provare la pinna a secco e verificare quale meglio si adatta al nostro piede e quindi quale marca di pinna più si adatta al nostro corpo.Il consiglio: apprendere la tecnica e acquistare un buon paio di pinne che non necessariamente sono le più costose o le più pubblicizzate.

Per maggiori informazioni sulle attrezzature subacquee vai a 

La maschera del subacqueo

 

Maschera Frameless by GRAVITY ZEROConsiderata l'importanza di questo elemento, vi consigliamo di non risparmiare sull'acquisto della maschera. Gli appassionati di fotografia subacquea apprezzeranno soprattutto i modelli a lente unica che valorizzano maggiormente il viso. Cercate di non acquistare una maschera troppo piccola, in quanto potrebbe causare mal di testa durante l'immersione o al momento dell'uscita dall'acqua. Indossando per la prima volta una maschera nuova, non dimenticate di rimuovere la pellicola in silicone che avvolge il vetro. Se questa operazione non viene effettuata, si formera' continuamente della condensa nella maschera. Sfregate i due lati del vetro con del detersivo per i piatti o del dentrificio. Non utilizzate prodotti alcolici! Rischiereste di rovinare il labbro della maschera.  Quando si sente parlare di cerchietto, facciale, fibbia e cinghiolo, e' facile intuire che qualcuno sta' discutendo di Maschera Frameless by GRAVITY ZEROmaschere e, forse, chi non e' un subacqueo non riesce a comprendere cosa ci sia tanto da discutere su un oggetto cosi' semplice e comune. Forse e' vero, ma chi si immerge ben conosce l'importanza di questo indinsensabile oggetto cin grado di influire pesantemente sulla riuscita dell'immersione. Tutti , chi prima o chi dopo, hanno provato il fastidio generato da piccole infiltrazioni di acqua che lentamente si insinuano nella maschera costringendo a continui svuotamenti. Questo conferma che e' necessario provare la maschera che si adatta perfettamente alla conformazione del proprio viso e naturalmente che abbia anche caratteristiche adatte all 'attivita' che svolgiamo in immersione perche' la scelta del modello dipende anche da questo. La tendenza generalizzata dalla nuova produzione e' quella di proporre maschere con un volume interno ridotto, con cristalli sistemati alla minor distanza possibile dall'occhio , per aumentare il campo visivo. La struttura portante di una maschera e' costituita da un facciale morbido al quale sono uniti i vetri , bloccati dal cerchietto rigido che ha la funzione di mantenerli complanari e rendere stagna l'unione fra due elementi. Il facciale oggi e', in qualche modello, ancora realizzato con una mescola di gomma naturale ma , per la maggior pate delle maschere prodotte , il materiale utilizzato e' il silicone che, con le sue particolari caratteristiche conferisce una maggiore aderenza, leggerezza e morbidezza oltre a non risentire degli effetti dell'ambiente marino. Consente , inoltre, di offrire maschere colorate che migliorano il look e soddisfano chi desidera abbinare i colori delle proprie attrezzature. Il facciale nella parte che appoggia al viso e' realizzato con una morbida flangia la cui conformazione, unitamente a quella di tutto il profilo, e' stremamente importante perche' garantisce a tenuta all'acqua e deve perfettamente adattarsi alla forma del viso . Il cinghiolo e' un altro elemento fondamentale della maschera ma la sua funzione non deve essere travisata. Serve esclusivamente a trattenere la maschera sul viso e non deve essere eccessivamente teso per ovviare ad eventuali infiltrazioni. Un tempo era collegato direttamente al facciale tramite semplici fibbie in metallo, oggi, invece, grazie all'impegno profuso dai produttori nel realizzare attrezzature sempre piu' comode e sicure, lo stesso è agganciato alla maschera tramite vere e proprie fibbie facilmente regolabili anche in immersione con la maschera indossata ed in alcuni casi anche basculanti per consentire di sistemarlo nella migliore posizione sulla nuca .Maschera Frameless by GRAVITY ZEROLe diverse attivita' praticate in immersione hanno portato a realizare modelli con differenti soluzioni. Troviamo maschere con ridottissimi volumi interni e vetri separati, adatte ai pescatori o a chi fotografa, perche' consentono ai primi di immettere all'interno poca aria durante la discesa per ovviare allo sciacciamento della maschera sul viso ed ai secondi perche' la vicinanza delle lenti all'occhio permette una migliore visione nel mirino della macchna fotografca, e altre leggermente piu' grandi adatte per ci si immerge solamente per osservare richiedendo piu' comodita' ed un miglior campo visivo in tutte le direzioni. Maschera Frameless by GRAVITY ZEROIn ultimo le famose Frameless ovvero le maschere senza telaio a lente unica che consento un perfetta addattabilità ed aderenza alla maggior parte dei profili facciali ed alla incredibile angolatura del campo visivo che puo raggiungere i 170° .






Per acquistare vai allo shop GRAVITY ZERO

OROLOGI SUBACQUEI UZI





La Uzi, mitraglietta camerata in 9mm parabellum prodotta dalla I.M.I.(Israeli Miltary Industries) è probabilmente una delle armi automatiche più conosciute e diffuse al mondo.

Mitraglietta UZIIl suo creatore, Uziel Gal(1923-2002), iniziò a studiare ingegneria meccanica nel mezzo degli anni 40, e grazie alle sue conoscenze progettò, nel 1950, una mitraglietta ispirata alla SMG cecoslovacca M25.

Uziel Gal ideatore della mitraglietta UZILe sue caratteristiche principali erano l’alta affidabilità anche in situazioni estreme, la leggerezza e il fatto di avere il caricatore posto esattamente all’interno dell’impugnatura,quindi in condizioni di scarsa visibilità un utilizzatore avrebbe dovuto semplicemente avvicinare le due mani per “incontrare” la sede del caricatore, invece di cercarla a tastoni per tutta la lunghezza dell’arma.

La nuova arma impressionò a tal punto le alte sfere dell’esercito israeliano che poco tempo dopo, esattamente nel 1956, venne prodotta dalla IMI.


L’azienda armiera, in onore di Uziel Gal (che si oppose senza successo a questa scelta) diede alla mitraglietta il nome di “Uzi”. 

Fabbrica Israeliana UZI  IMI

UZI distributito da GRAVITY ZERO

Militare Israeliano con mitraglietta UZINel 1958 la Uzi entrò nell’arsenale di un paese europeo, venne infatti adottata dall’esercito Olandese, seguito, nel giro di pochi anni, da molte altre forze armate europee.  Nel 1974 consolidò definitivamente il suo posto nell’esercito israeliano, sostituendo l’obsoleto Galil.

Famosa anche ai ”non addetti” del settore armiero grazie a svariati film di Hollywood, che nelle più grandi scene di azione hanno fatto massiccio uso di questo compatto mitra dal design squadrato e aggressivo, è conosciuta e apprezzata (in maniera più tecnica) da eserciti e polizie di svariati stati (e anche alle forze a loro contrapposte, quali gruppi terroristici e criminali) grazie alle sue grandi qualità.   Riviste che ritraggono mitraglietta UZI in azione

Infatti la piccola Uzi, oltre all’eccellente affidabilità, è un’arma molto precisa nonostante le sue ridotte dimensioni e, non meno importante, non richiede costi eccessivi per la sua produzione.


Estremamente sicuro anche il maneggio dell’arma, infatti le sicure presenti sono due, la prima è quella gestita dal selettore di fuoco (come nella stragrande maggioranza delle armi moderne) mentre la seconda si trova nella parte posteriore dell’impugnatura, e viene rilasciata semplicemente impugnando l’arma (per alcuni viene ritenuta pericolosa, poiché un’impugnatura scorretta, che potrebbe verificarsi nell’agitazione di una battaglia, porterebbe al bloccaggio del grilletto).  Attentato presidente USA

Attualmente è prodotta dalla IMI e, sotto licensa, dalla FN di Herstal in Belgio in numerose varianti.   Infatti oltre al normale modello, troviamo la Mini-Uzi, di uguale calibro ma di dimensioni più compatte, fino ad arrivare all’estrema Micro-Uzi, pistola mitragliatrice lunga circa 25cm, sicuramente inutile in battaglia per le ridottissime dimensioni e la precisione quasi inesistente, ma ottima per guardie del corpo e operatori di servizi di sicurezza.

Mini Uzi(a sinistra) e Micro Uzi(a destra)  Ma oggi UZI non è più solo sinonimo di mitragliette ma anche di orologi subacquei per impiego militare. Ma da un marchio come UZI non ci si poteva aspettare che un  orologio all'avanguardia ed ecco quindi  un massiccio impiego di tecnologia per rendere gli orologi militari UZI facili da leggere, ergonomici e affidabili. In tutta la linea di orologi UZI ritroviamo inpiego di retroilluminazione permanente ottenuta grazia a tecnologia H3 TRASER  basata su fiale di Tritio.   UZI Protector Watch Advertisement

La campagna promozionale della UZI mirata sugli orologi ben riassume caratteristiche ed origine militare dei suoi orologi.