Testi e foto di: Fabrizio Pirrello
Sempre più spesso la pubblicità ci propone pinne in grado di farci muovere senza sforzo anche se le conoscenze scientifiche ci dicono che occorre applicare una certa forza per ottenere uno spostamento.Cerchiamo allora di fare una distinzione tra ciò che è marketing puro e ciò che è realtà.
E’ indubbio che progressi enormi sono stati raggiunti nel settore dei materiali e del design ma occorre sempre tener presente che mentre il design tende a far aumentare l’efficienza e l’efficacia di uno strumento, la ricerca nel settore dei materiali tende ad ottenere significativi risparmi sui costi.Ecco che la gomma viene soppiantata dai materiali termoplastici che se hanno una durata all’invecchiamento decisamente migliore hanno anche una resa inferiore rispetto alla gomma stessa.Da studi specificamente indirizzati al settore aeronautico e dallo studio delle pinne di animali acquatici si è preso spunto per disegnare pinne sempre più efficienti. Chiariamo il concetto di utilità della pinna: amplificare la spinta che potrebbero avere i piedi nudi. In pratica la pinna, grazie alla sua forma, consente di spostare una maggior massa d’acqua per ottenere una spinta propulsiva più elevata. Maggiore la massa d’acqua interessata maggiore la spinta.
Ovviamente avere una spinta propulsiva eccezionale ma non essere in grado di utilizzarla per mancanza della potenza necessaria a gestirla è inutile. Le pinne allora devono essere adattate alla morfologia del subacqueo medio per consentire ai più di impiegare con efficacia lo stesso strumento.
La pinna quindi non deve solo sviluppare il massimo in termini di prestazioni ma deve essere fruibile dalla massa (salvo il caso delle pinne specialistiche).L’obiettivo finale della ricerca è quello di ottenere un prodotto industriale con caratteristiche di elevata efficienza ed efficacia. Efficienza intesa come massima resa in relazione alla forza applicata ed efficacia intesa come essere in grado di assolvere al proprio compito di facilitare lo spostamento del subacqueo.
Purtroppo quando si concepisce un attrezzo che possa essere utilizzato dai più occorre rinunciare a qualche caratteristica o meglio prescindere da qualche dato importante tipo la tecnica per utilizzarlo.
Il maggior limite di una pinna è molto spesso nel subacqueo che non ha la tecnica per impiegare al meglio la propria attrezzatura: non conosce la tecnica della pinneggiata.
I maggiori produttori hanno capito perfettamente questo aspetto e ne hanno fatto un punto di partenza per la progettazione. Se da un lato il risultato (lusinghiero) è stato quello di rendere possibile a molti individui di accedere alle immersioni subacquee dall’altro la pinna è stata leggermente snaturata e non consente ai più esperti di esprimere il massimo rendimento proprio perché l’attrezzo non è stato pensato per loro.
Mescole molto morbide e leggere, ampie finestre di deflusso dell’acqua, forme particolari e molto altro hanno reso le pinne tanto comode da non sentirle ai piedi; purtroppo la sensazione piacevole per molti che percepiscono grandissima comodità si traduce nell’incapacità dell’attrezzo di tramutare la forza applicata dal subacqueo in movimento. E la sensazione di non sentire le pinne ai piedi si trasforma in una sensazione di grande frustrazione.Valutare ora quale sia la pinna migliore è molto difficile perché la pinna deve adattarsi al subacqueo ma il subacqueo deve saper pinneggiare. Individuare un attrezzo che perdona tanti errori non può essere un alibi per evitare di apprendere la tecnica giusta. Per valutare effettivamente quale sia la migliore pinna occorre effettuare una prova comparativa: diversi subacquei effettuano un identico percorso alternandosi nell’uso di vari modelli e valutando a posteriori la prestazione (tempo impiegato a percorrere una determinata distanza). Un’autorevole rivista Inglese effettuò tale test ed i risultati scaturiti furono sorprendenti: alcune blasonate pinne fecero una magra figura disattendendo quasi totalmente quanto dichiarato dalle aziende.
La scarpetta deve essere morbida in corrispondenza del collo del piede per non infastidire, ma deve avere il plantare sufficientemente rigido per trasmettere la forza alla pala.La pala deve mostrare una certa consistenza ed elasticità: la dobbiamo sentire. Basta afferrare la pinna all’estremità della pala e saggiarne la reazione elastica: se cede troppo meglio scegliere altro modello.
Tra i brevetti maggiormente in voga annoveriamo quelli della Nature Wings, azienda americana specializzata nella ricerca applicata la settore delle pinne, oggi utilizzati su licenza dalla maggior parte delle aziende specializzate. A parità di disegno la differenza di resa è data proprio dal materiale e coincidenza strana la gomma ha ancora le migliori performance. I longheroni della pinna dovrebbero essere elastici e corposi in modo da rendere la pala scattante in fase di pinneggiata.
Fatte queste considerazioni preliminari occorre poi provare la pinna a secco e verificare quale meglio si adatta al nostro piede e quindi quale marca di pinna più si adatta al nostro corpo.Il consiglio: apprendere la tecnica e acquistare un buon paio di pinne che non necessariamente sono le più costose o le più pubblicizzate.