mercoledì 28 marzo 2007

La revisione degli erogatori

di Fabrizio Pirrello

L’approssimarsi della stagione estiva coincide per molti subacquei con la ripresa delle attività.
Normalmente, se l’attrezzatura è stata riposta con cura essa sarà perfettamente efficiente. Tuttavia qualche controllo preliminare non farà male.
Proviamo a connettere l’erogatore alla rubinetteria della bombola e verifichiamo il corretto funzionamento dello stesso. Ricordiamo sempre di agire sul pulsante di erogazione manuale all’atto dell’apertura della rubinetteria: eviteremo “traumi” al I stadio del nostro erogatore.
Verifichiamo che non si abbiano indesiderate auto-erogazioni, sinonimo di anomalie di funzionamento.
Le possibili cause potrebbero essere diverse: dalla semplice necessità di agire sulla taratura del II stadio all’incisione della pastiglia di battuta del II stadio o del I stadio. Evitiamo di prendere sotto gamba il problema e corriamo ai ripari. Suggerisco di evitare il fai da te in quanto occorrerebbe avere la necessaria preparazione per intervenire, la cassetta attrezzi dedicata ed i ricambi del caso.
Effettuiamo un’ispezione visiva dell’erogatore stesso.
Controlliamo lo stato del filtro sinterizzato del I stadio: tracce di ossido sul filtro (o altre impurità) potrebbero essere il segnale di richiesta revisione dell’erogatore. Il filtro va periodicamente sostituito perché la sua efficienza diminuisce con l’usura: praticamente da un filtro ostruito non si avrà un buon passaggio dell’aria con conseguente calo di prestazioni dell’erogatore.
Ispezioniamo visivamente le membrane di carico e scarico: devono conservare elasticità e non devono mostrare segni di invecchiamento; nel dubbio sostituire.
Ispezioniamo anche il baffo di scarico: in particolare assicuriamoci che sia ben collegato così eviteremo di perderlo. L’estetica qui non incide sulla funzionalità.
Importantissimo controllo, spesso trascurato è quello della manichetta di bassa pressione che connette il I stadio al II stadio. La manichetta deve essere flessibile, senza tagli o screpolature. Inoltre la manichetta stessa reca la stampigliatura della data: significa che essa non è eterna e che è buona norma sostituirla dopo molti anni di uso anche se non presenta evidenti tracce di usura; un discorso analogo a quello degli pneumatici delle auto.
La complessità e l’accuratezza dei controlli da eseguire spesso suggerisce di ricorrere ad un centro di assistenza autorizzato.
Autorizzato significa che il centro dispone di utensili appositi, ricambi e personale addestrato per intervenire su quel tipo particolare di erogatore.
Analizziamo cosa deve fare un centro di assistenza autorizzato all’atto della revisione del vostro erogatore. Ponendo attenzione sulle operazioni di seguito descritte avremo anche la possibilità di verificare la professionalità dell’intervento, pur non essendo dei tecnici.
La revisione dell’erogatore comporta che lo stesso venga smontato e pulito.
Lo smontaggio di un erogatore manutenzionato correttamente non è operazione distruttiva: controlliamo che i pezzi non siano segnati dall’uso di chiavi non adatte o da operazioni maldestre.
La pulizia dell’erogatore smontato avviene tramite l’impiego di soluzioni apposite (che spesso vengono personalizzate nei dosaggi dai tecnici): la cromatura dell’erogatore non deve essere intaccata. I più attrezzati effettueranno la pulizia dell’erogatore con l’impiego di una vaschetta ad ultrasuoni, del tipo di quelle adoperate dai gioiellieri: metodo migliore, meno aggressivo e più professionale.
La revisione comporta l’ispezione di tutti i pezzi dell’erogatore e la sostituzione di tutte le guarnizioni (oltre che dei pezzi usurati).
Ad erogatore aperto la professionalità richiede la sostituzione di tutto il set di o-ring anche se essi appaiono ancora buoni. Le gomme invecchiano.
Il rimontaggio e la taratura sono le operazioni conclusive. Ogni casa ha uno schema di taratura ed i centri autorizzati sanno come effettuare la taratura stessa.
Il centro autorizzato alla consegna dell’erogatore al cliente deve consegnare oltre all’erogatore in buono stato anche i pezzi sostituiti (guarnizioni incluse): è sinonimo di grande correttezza. Tale pratica viene spesso disattesa e rimane allora il dubbio che non sia avvenuta alcuna sostituzione.
Potete richiedere che l’erogatore sia provato in vostra presenza per verificarne il funzionamento.
Un piccolo trucco che talvolta torna utile. Se avete qualche dubbio sull’intervento di revisione effettuato, fatevi aprire dal tecnico uno dei tappi di bassa pressione (LP e non HP perché la luce di passaggio dell’aria ha diametro sensibilmente diverso) e verificatene lo stato di pulizia e lo stato dell’o-ring. Devono essere perfetti. Personalmente mi è capitato di ritirare l’erogatore perfettamente lucidato all’esterno ma nulla era stato fatto all’interno. Come a dire che “non è tutto oro ciò che luccica”.
Svitare un tappino è questione di secondi e un centro autorizzato non si rifiuterà di eseguire l’operazione.
I centri di assistenza più seri vi consegneranno anche una scheda riportante il tipo, la matricola, il tipo di intervento effettuato sul vostro erogatore. Tale scheda alcuni tecnici la considerano come garanzia del lavoro svolto. Detti tecnici vanno apprezzati veramente, soprattutto perché sono rari.
Un intervento ben realizzato ha ovviamente un costo. Quando valutiamo questo costo cerchiamo di non perdere di vista che l’erogatore è quello strumento che ci consente di respirare in immersione.
Sicurezza e comfort hanno un valore sicuramente più elevato del costo di manutenzione.

lunedì 26 marzo 2007

Le pinne del subacqueo

Testi e foto di: Fabrizio Pirrello



Sempre più spesso la pubblicità ci propone pinne in grado di farci muovere senza sforzo anche se le conoscenze scientifiche ci dicono che occorre applicare una certa forza per ottenere uno spostamento.Cerchiamo allora di fare una distinzione tra ciò che è marketing puro e ciò che è realtà.
E’ indubbio che progressi enormi sono stati raggiunti nel settore dei materiali e del design ma occorre sempre tener presente che mentre il design tende a far aumentare l’efficienza e l’efficacia di uno strumento, la ricerca nel settore dei materiali tende ad ottenere significativi risparmi sui costi.Ecco che la gomma viene soppiantata dai materiali termoplastici che se hanno una durata all’invecchiamento decisamente migliore hanno anche una resa inferiore rispetto alla gomma stessa.Da studi specificamente indirizzati al settore aeronautico e dallo studio delle pinne di animali acquatici si è preso spunto per disegnare pinne sempre più efficienti.
Chiariamo il concetto di utilità della pinna: amplificare la spinta che potrebbero avere i piedi nudi. In pratica la pinna, grazie alla sua forma, consente di spostare una maggior massa d’acqua per ottenere una spinta propulsiva più elevata. Maggiore la massa d’acqua interessata maggiore la spinta.
Ovviamente avere una spinta propulsiva eccezionale ma non essere in grado di utilizzarla per mancanza della potenza necessaria a gestirla è inutile. Le pinne allora devono essere adattate alla morfologia del subacqueo medio per consentire ai più di impiegare con efficacia lo stesso strumento.
La pinna quindi non deve solo sviluppare il massimo in termini di prestazioni ma deve essere fruibile dalla massa (salvo il caso delle pinne specialistiche).L’obiettivo finale della ricerca è quello di ottenere un prodotto industriale con caratteristiche di elevata efficienza ed efficacia. Efficienza intesa come massima resa in relazione alla forza applicata ed efficacia intesa come essere in grado di assolvere al proprio compito di facilitare lo spostamento del subacqueo.
Purtroppo quando si concepisce un attrezzo che possa essere utilizzato dai più occorre rinunciare a qualche caratteristica o meglio prescindere da qualche dato importante tipo la tecnica per utilizzarlo.
Il maggior limite di una pinna è molto spesso nel subacqueo che non ha la tecnica per impiegare al meglio la propria attrezzatura: non conosce la tecnica della pinneggiata.
I maggiori produttori hanno capito perfettamente questo aspetto e ne hanno fatto un punto di partenza per la progettazione. Se da un lato il risultato (lusinghiero) è stato quello di rendere possibile a molti individui di accedere alle immersioni subacquee dall’altro la pinna è stata leggermente snaturata e non consente ai più esperti di esprimere il massimo rendimento proprio perché l’attrezzo non è stato pensato per loro.
Mescole molto morbide e leggere, ampie finestre di deflusso dell’acqua, forme particolari e molto altro hanno reso le pinne tanto comode da non sentirle ai piedi; purtroppo la sensazione piacevole per molti che percepiscono grandissima comodità si traduce nell’incapacità dell’attrezzo di tramutare la forza applicata dal subacqueo in movimento. E la sensazione di non sentire le pinne ai piedi si trasforma in una sensazione di grande frustrazione.Valutare ora quale sia la pinna migliore è molto difficile perché la pinna deve adattarsi al subacqueo ma il subacqueo deve saper pinneggiare. Individuare un attrezzo che perdona tanti errori non può essere un alibi per evitare di apprendere la tecnica giusta. Per valutare effettivamente quale sia la migliore pinna occorre effettuare una prova comparativa: diversi subacquei effettuano un identico percorso alternandosi nell’uso di vari modelli e valutando a posteriori la prestazione (tempo impiegato a percorrere una determinata distanza). Un’autorevole rivista Inglese effettuò tale test ed i risultati scaturiti furono sorprendenti: alcune blasonate pinne fecero una magra figura disattendendo quasi totalmente quanto dichiarato dalle aziende.

Ora è impensabile per un subacqueo medio effettuaretale test per scegliere le proprie pinne ma forse possiamo tentare di fornire un qualche criterio guida per non ritrovarsi con un attrezzo inutile tra le mani.
La scarpetta deve essere morbida in corrispondenza del collo del piede per non infastidire, ma deve avere il plantare sufficientemente rigido per trasmettere la forza alla pala.La pala deve mostrare una certa consistenza ed elasticità: la dobbiamo sentire. Basta afferrare la pinna all’estremità della pala e saggiarne la reazione elastica: se cede troppo meglio scegliere altro modello.
Tra i brevetti maggiormente in voga annoveriamo quelli della Nature Wings, azienda americana specializzata nella ricerca applicata la settore delle pinne, oggi utilizzati su licenza dalla maggior parte delle aziende specializzate. A parità di disegno la differenza di resa è data proprio dal materiale e coincidenza strana la gomma ha ancora le migliori performance. I longheroni della pinna dovrebbero essere elastici e corposi in modo da rendere la pala scattante in fase di pinneggiata.
Fatte queste considerazioni preliminari occorre poi provare la pinna a secco e verificare quale meglio si adatta al nostro piede e quindi quale marca di pinna più si adatta al nostro corpo.Il consiglio: apprendere la tecnica e acquistare un buon paio di pinne che non necessariamente sono le più costose o le più pubblicizzate.

domenica 25 marzo 2007

Muta stagna TXT RANGER DIR

disegnata e realizzata da
GRAVITY ZERO - Technical Diving Equipment



Trilaminato da 350 g/mq
Superficie anti abrasione e superficie esterna a ridotto attrito
Estremamente flessibile e morbida
Massima vestibilità assicurata dal disegno con busto telescopico
Richiamo elastico in vita per vestibilità aderente
Rinforzi sovrapposti in Cordura a ginocchia, seduta
Protezione in Nylon ad alta tenacità su spalle e braccia (opzionale in Cordura)
Bretelle elastiche di serie
Cerniera anteriore diagonale non magnetica con patta di protezione in Nylon (Cordura opzionale) Tasche in Cordura su coscie opzionali
Cappuccio staccato escluso
Polsini in lattice conico e regolabili
Collarino in lattice "military grade"
Soft boot da 2 mm in neoprene CNX
Sacca trasporto, lubrificante cerniera inclusi
Conforme CE


Dettaglio fotografico




Per la tabella misure : clicka qui

sabato 24 marzo 2007

Cochran ottiene la Certificazione di Qualità ISO 9001:2000

NOVITA’ dalla
COCHRAN UNDERSEA TECHNOLOGY

Comunicato stampa
Cochran ottiene la Certificazione di Qualità ISO 9001:2000
L’azienda è oggi la prima produttrice di dive computers ad aver raggiunto tale importante riconoscimento di qualità.
RICHARDSON, TEXAS , 5 SETTEMBRE 2003 -- Cochran Undersea Technology, già produttrice dell’unico dive computer approvato per l’impiego operativo dalla U.S. Navy, ha conseguito un altro primato: è la prima azienda produttrice di computer da immersione ad aver ottenuto la certificazione di qualità ISO 9001:2000.
L’organizzazione ISO (International Organization for Standardization, www.iso.ch), con 147 paesi membri, è riconosciuta a livello mondiale come riferimento internazionale per la gestione della qualità aziendale. L’ISO è un organismo totalmente indipendente con sede in Ginevra, Svizzera. A seguito di uno scrupoloso e lungo esame condotto in azienda è stato verificato che i processi interni che influiscono sulla qualità sono perfettamente conformi a quanto un pool di esperti internazionali considera essenziale. L’obiettivo, nell’ottica della ISO, è dare ai clienti dell’azienda una maggiore fiducia nel controllo di produzione e di qualità applicati alla realizzazione dei prodotti.
I dive computers della Cochran sono riconosciuti a livello mondiale come strumenti tecnologicamente avanzati e costruiti per affrontare le condizioni ambientali piu’ dure. A riprova di ciò un numero sempre crescente di marine militari, anche di altre nazioni, ha adottato gli strumenti Cochran per il proprio personale.
I prodotti Cochran, ad oggi, sono stati forniti a sommozzatori del settore professionale, militare e sportivo e ciò a livello internazionale.
Michael Cochran, fondatore e CEO della Cochran Undersea Technology oltre che detentore di oltre 60 brevetti, ha espresso grande soddisfazione ed ha affermato “aver ottenuto la certificazione di qualità ISO 9001 è un traguardo estremamente gratificante che ancora di più evidenzia come la qualità sia un aspetto predominante in tutti gli aspetti della nostra impresa”.