sabato 19 febbraio 2011

Sottomuta per stagna : polartec, thinsulate o .....?

Aspetti tecnici  e suggerimenti per l’abbigliamento a completamento della muta stagna

…Non vi meravigliate se la maglia intima e’ bagnata, significa che il vostro sottomuta non e’ traspirante e forse e’anche  troppo pesante; non date la colpa alla tenuta della muta, se la muta ha un’infiltrazione di acqua vedreste bagnato il sottomuta dall’esterno… non vi pare?...

Leggete il seguente articolo se questa affermazione vi incuriosisce.

Ogni subacqueo, nel suo iter di preparazione, arriva al punto di sentire la necessita’ dell’uso di un elemento importante della sua attrezzatura: la muta stagna.
Questo strumento tecnico, che permette di estendere la tanto amata attivita’ anche ai mesi invernali o in ambienti con acque fredde come grotte e laghi o permette ancora di affrontare impegni decompressivi importanti, è scelto con grande attenzione e perizia di particolari.

Ne abbiamo parlato piu’ volte, si va dalla scelta del materiale, neoprene o trilaminato, allo spessore, alla tipologia di cerniera. Non e’ su questo che mi vorrei dilungare perche’ argomento molto dibattuto e che lascia ognuno con la propria rispettabile opinione.

La stessa attenzione non si pone invece al tipo di abbigliamento tecnico da utilizzare al di sotto della vostra stagna.

Al contrario, se ci pensate bene, il ruolo del sottomuta e’ importantissimo, oltre a vestirvi prima dell’immersione, e’ l’unico elemento che vi separa dalla vostra muta e deve assolvere ad una serie di compiti piu’ o meno gravosi dai quali dipende la vostra sicurezza ed il piacere dell'immersione.

La scelta puo’sembrare banale e per molti rimane tale, relegando ad un acquisto di poco conto cio’che invece e’ complemento imprescindibile per massimizzare l’efficienza della vostra muta per la quale avete speso molti soldi.

La scelta del sottomuta e’ infatti legata a molteplici fattori che vanno dal materiale e spessore della vostra muta, alla temperatura dell’acqua, al tempo di immersione e non ultimo a cio’ che andate a fare in acqua. Ogni scelta inoltre e’ legata ad un fattore molto soggettivo che e’ il meccanismo di termoregolazione. Da questo una differente percezione del freddo da individuo ad individuo. Inutile dire che le caratteristiche di un sottomuta posso incidere sul comportamento idrostatico ed idrodinamico della vostra muta.

Cominciamo a dipanare la matassa elencando un po’ di qualita’ che un buon sottomuta dovrebbe avere.

Il sottomuta ideale oltre ad essere piacevole e comodo, non deve intralciare i movimenti, deve garantire benessere termico per tutta l’immersione, consentire la traspirazione, evitare accumulo di umidita’ tra le fibre e sulla pelle, essere funzionale e perche’ no anche esteticamente gradevole!

Mi comincia a sorgere un dubbio: la scelta del sottomuta ottimo e’ molto piu’ complessa di cio’ che si poteva pensare e probabilmente il sottomuta perfetto, per tutte le mute e tutte le condizioni climatiche e di lavoro fisico non esiste.

Passiamo ora a qualche considerazione tecnica che ci puo’ aiutare a capire di piu’ di questo indumento tecnico.

LA RESISTENZA TERMICA

Ogni attivita’ fisica richiede un aumento del metabolismo e parte dell’energia che bruciamo viene ceduta sotto forma di calore dai nostri muscoli.

Il nostro corpo emette costantemente calore, anche in condizioni di riposo assoluto. La quantità di calore ceduta aumenta con l’incremento dell’impegno muscolare. Ecco perche’ dicevo che la scelta del sottomuta dipende anche da cosa andate a fare in acqua. Una cosa e’ spostarsi dolcemente in pieno relax facendo qualche foto, altra cosa e’ contrastare la corrente o pinneggiare a pieno ritmo per coprire lunghe distanze o stare immobili mentre state saldando un tubo.

A corpo nudo, in equilibrio termico, la quantita’ di calore scambiato attraverso la pelle fa si che data una certa temperatura ambiente il corpo mantenga sempre la giusta temperatura di 36.5 gradi. C’e’ quindi sempre un salto termico tra ambiente e corpo. Il lavoro di termoregolazione consiste proprio nel dissipare la giusta energia, sotto forma di calore, affiche’ il corpo si mantenga alla temperatura naturale. Se ora cambio un qualunque parametro che interviene in questo equilibrio, come la temperatura ambiente, o aggiungo degli indumenti aumentando la resistenza termica che si oppone alla cessione di calore verso l’ambiente, l’equilibrio viene turbato ed il corpo deve affidarsi al meccanismo di termoregolazione. Uno dei metodi per far si che si possa smaltire piu’ calore attraverso la pelle e’ la sudorazione. Affidandosi al calore estratto per evaporazione di goccioline di acqua dalla pelle, il corpo riesce a smaltire molto piu’calore o a mantenere la termoregolazione in condizioni di alta temperatura ambiente. Il meccanismo di evaporazione interviene quasi subito, basta coprire parte della pelle con un tessuto non traspirante ed in quella zona vedrete dopo pochi minuti una aumento dell’umidita’ sulla pelle. Abbiamo inserito due elementi importanti: la resistenza termica e la sudorazione.

Ne consegue che bisogna scegliere bene la resistenza termica dei sottomuta per garantirsi comfort termico ma senza eccedere nell’eccessiva sudorazione.

Badate bene al fenomeno di evaporazione e condensa. Su mute di basso spessore o in trilaminato il salto termico tra l’aria contenuta dentro la muta e satura di vapore acqueo e l’ambiente esterno ( acqua ) e’ tale che a muta aperta vi sembrera’ di esservi allagati; in realta’ e’ solo condensa depositata sulle pareti interne della muta. Questo pero’ significa che dal punto di vista della traspirazione il sottomuta e l’intimo tecnico che indossate svolgono perfettamente il loro lavoro, infatti e’ fondamentale che l’umidita’ si allontani dalla pelle mantenendovi asciutti.

A questo servono i tessuti traspiranti.

Non vi meravigliate se la maglia intima e’ bagnata, significa che il vostro sottomuta non e’ traspirante e forse e’ troppo pesante; non date la colpa alla tenuta della muta, se la muta ha un’infiltrazione di acqua vedreste bagnato il sottomuta dall’esterno… non vi pare?

Passiamo ora a qualcosa di piu’ scientifico di queste semplici considerazioni.

La resistenza termica o isolamento termico si misura in Clothing o CLO.

1 CLO = 0.180 mq C/Kcal

Significa che: se attraverso una superficie di 0.180 metri quadri passa una caloria al secondo ed il salto termico sui due lati del tessuto e’ di un grado centigrado allora il tessuto ha un potere di isolamento pari a 1 CLO.

L’attività svolta e la ventilazione modificano le caratteristiche di isolamento dinamico del vestiario sulla base dei coefficienti di isolamento statico e dello spessore dello strato di aria prossimo al corpo. Un errato equilibrio tra evaporazione e condensa del vapore può creare pesanti disagi soprattutto nella fase di raffreddamento dopo attività intensa o prolungata.

Diamo ora alcuni esempi di CLO in funzione del tipo di vestiario.

Non dimentichiamo che tutto questo e’ molto generico e che il CLO dipende fortemente anche dal tipo di tessuto. I tessuti tecnici di ultima generazione possono avere valori di CLO tali da triplicare i valori di tessuti come lana o cotone risultando al contempo piu’ sottili e piu’ leggeri.


Questo rende chiaro che: non si puo’ parlare solo di temperatura dell’acqua per scegliere il grado di protezione di un sottomuta o peggio non esiste alcun legame scientifico tra il “peso” in gr su metro quadro e la resistenza termica offerta da quel tessuto.

Non fatevi abbindolare dal nomignolo inventato per indicare un particolare tessuto che vi garantisce protezioni eccezionali. Chiedete il CLO e vi accorgerete che molti non sanno nemmeno cosa e’.


martedì 18 gennaio 2011

La mia prima volta con GRAVITY ZERO di Luca Falamischia


Il nome GRAVITY ZERO mi scorse in una videata del pc nel 2008, dopo una ricerca “estenuante” per l’acquisto di una nuova muta in trilaminato. Dopo un periodo di valutazioni, proseguendo la mia tradizione sull’uso di una muta in trilaminato, la mia attenzione si è subito concentrata sul modello RANGER BLACK/RED Signature Edition in TLS 350, una muta di produzione italiana, dettaglio per me molto importante, e dal design avvincente.
Dopo l’inevitabile indagine sulle caratteristiche della muta con gli amici, ho subito contattato Fabrizio Pirrello e dopo vari scambi epistolari, mi ha colpito il cordiale rapporto personale che si è, subito, instaurato fra noi, e che va "oltre" l'usuale relazione di cortesia che si instaura tra fornitore e cliente, ed è prezioso, come tutte le cose che "non si possono comprare."...
Dopo aver verificato la mia taglia, sulla precisa tabella delle misure pubblicata sul sito www.gravityzero.it, ho subito inoltrato l’ordine e dopo un paio di giorni, è arrivata la nuova muta a casa... Da allora il mio positivo parere sulle mute GZ si è consolidato e rafforzato. Oggi, purtroppo, sono costretto a dover “abbandonare” la mia muta per una nuova. Io la uso 10 mesi su 12 ma, senza indugio, ho subito ricontattato Fabrizio Pirrello per avere una nuova GZ, questa volta nera, la RANGER BLACK, sempre in TLS 350. Come avvenuto la prima volta, sono rimasto entusiasmato dalla nuova muta... “squadra che vince non si cambia”.

La prova
Esteticamente, tutta nera, è molto bella, anche se fino all’ultimo ero incerto sulla scelta del colore, in listino c’è una gamma vastissima di colori. La vestizione pare subito facile e rapida, grazie al TLS 350, estremamente resistente ma leggero. Tutto è studiato nei minimi particolari e nei dettagli. Gli stivaletti in neoprene CNX da 2 mm e soletta in gomma antiscivolo, molto pratici e leggeri, avvolgono bene il piede rendendolo sensibile alla pinneggiata, naturalmente era disponibile anche la versione con calzare morbido in neoprene, per utilizzare i differenti modelli di calzari o scarpe tecniche.
Esternamente, nelle parti più esposte ad usura sono presenti robusti inserti in Cordura: posteriormente sulla seduta ed anterioriormente sulle ginocchia, mentre una sorta di “mantella” si estende dal torace fino alle spalle.
Il confezionamento della muta è davvero impeccabile, prova ne sono le lavorazioni interne rifinite a mano, ben curate e precise. Indossata la muta si presenta con un taglio conformante, con richiamo elastico in vita interno, che non compromette la vestibilità ed agevola la facilità dei movimenti, evitando anche l’abbondanza di tessuto che, in acqua, produrrebbe pieghe, compromettendo l’idrodinamicità.
Tecnicamente la muta stagna rispetta i canoni dell’attrezzatura DIR/Hogartiana, con cerniera anteriore diagonale sternale metallica, con patta di protezione in Nylon che consente una vestizione in piena autonomia e, grazie proprio alla cerniera frontale sternale, abbinata al busto telescopico con bretelle elastiche, facilita l’inserimento della testa e delle braccia. I polsini ed il collo sono isolati da efficaci guarnizioni in lattice. E' fornita di due utili e capienti tasche in Cordura, posizionate esternamente alle cosce con chiusura a velcro. Monta una serie di valvole Si Tech di ultima generazione. Sul petto è presente la valvola ruotante di carico a bassa pressione mentre, sul braccio sinistro, in posizione efficace per lo scarico e facilmente raggiungibile per le regolazioni, è montata la valvola di scarico automatica.

Conclusioni
Un buon prodotto, “made in italy”, curato e soprattutto con un servizio post vendita all'altezza, se non meglio, dei marchi più blasonati che, a volte, non hanno né quella velocità di "restituzione" che da loro ci si aspetterebbe, né l’ottimo rapporto qualità/prezzo.
Attualmente, presso l’associazione a cui aderisco in qualità di dirigente ed istruttore, il Legnago Sub, molti subacquei, di tutti i livelli, dai ricreativi ai tecnici, posseggono le mute Gravity Zero e tutti ne sono davvero entusiasti.

Grazie all'ottima esperienza che ho con le mute GZ di Fabrizio rispetterò il vecchio detto “non c’è due senza tre”.

Luca Falamischia
Legnago Sub
Istruttore FIPSAS/CMAS
ITAF00M101000264

venerdì 14 gennaio 2011

Recensione muta stagna trilaminato TXT RANGER FZ by Riccardo Giannini


Senza dubbio l'impatto visivo la fa da padrone, la muta si presenta elegante, dinamica e non costrittiva; Secondo me un importante dato riguardante l'impatto visivo è la monocromia nera, che a detta di molti conferisce al subacqueo un immagine maggiormente seria e professionale.

Molto comoda per questo modello è anche la cerniera in gomma, la quale necessita di una minor e più rapida manutenzione;
Utilissime anche le tasche, ampie, facilmente svuotabili, anche se io personalmente trovo più agevole lavorare con quelle del GAV, ma in caso di sacco posteriore diventerebbero indispensabili.
Le valvole, classiche SI-Tech facilitano un eventuale sostituzione pezzi per manutenzione, in quanto facilmente reperibili sul mercato.
Positivi anche i calzari in neoprene, con il laccio regolabile che aiuta la camminata, che riducono rispetto al resto della muta la dispersione del calore permettendo anche a basse temperature di utilizzare un calzino di spugna senza incorrere in problemi di geloni...
Una nota negativa va sulla suola utilizzata sui calzari di questo modello, la quale subisce troppo lo svuotamento d'aria rischiando la rottura del neoprene e non gestendo bene il laccio o la molla della pinna che viene applicata.
Un altra difficoltà che personalmente ho trovato è stata l'eccessiva lunghezza della cerniera che crea problemi in caso di uso della cintura dei pesi; è infatti complesso riuscire a mettere la cintura al di sotto della cerniera per evitare che all'aumento della pressione esterna si pieghi la stessa.

Personalmente faccio immersioni ricreative con primaria finalità scattare foto di soggetti e ambienti marini; La muta la uso indistintamente in tutte le stagioni variando solo l'abbigliamento vestito, infatti con acqua a temperatura superiore ai 25 gradi indosso esclusivamente una maglia tecnica a manica corta e pantalone tecnico leggero, giusto per gestire la sudorazione; nella stagione intermedia oltre il vestiario sopraindicato indosso un orsetto mares sui 100grammi, mentre nella stagione più rigida o in caso di immersioni profonde dove l'acqua comunque oscilla dai 17 ai 12 gradi utilizzo un orsetto seamann da 490 grammi.
La muta si è sempre ben comportata anche a pressioni di 7 BAR e per merito delle protezioni in cordura non si è mai lesionata nei lunghi appostamenti sulla roccia in attesa dello scatto ottimale.